Che cosa è l’arresto cardiaco? Si usa questa definizione quando si ha un’improvvisa perdita della funzionalità del cuore in una persona che ha già avuto o meno una diagnosi di cardiopatia: può subentrare rapidissimamente la morte inaspettata, nell’immediato o subito dopo la comparsa dei sintomi. Negli Stati Uniti si contano più di 400.000 arresti cardiaci ogni anno. Scopriamone insieme le cause, i sintomi, cosa fare e quale è la differenza tra un arresto cardiaco ed un infarto.
Arresto cardiaco ed infarto, sono la stessa cosa?
Assolutamente no. Erroneamente i due termini sono usati spesso come sinonimi, ma non lo sono. Un infarto o attacco di cuore – o infarto del miocardio -(che può portare ad un conseguente arresto cardiaco e morte) è determinato da un blocco del flusso di sangue al cuore che può danneggiare il muscolo cardiaco anche senza provocare la morte dell’individuo. In caso di arresto cardiaco invece, la causa è provocata da un malfunzionamento del sistema elettrico del cuore: questo smette di funzionare, di pulsare. Può essere provocato da un’aritmia. Un’aritmia frequente in caso di arresto cardiaco è la fibrillazione ventricolare. Questa si manifesta quando le camere inferiori del cuore improvvisamente iniziano a battere in modo caotico e non pompano più correttamente il sangue. La morte avviene in pochi minuti dopo che il cuore si è fermato. L’arresto cardiaco può essere invertito se viene eseguita la RCP (rianimazione cardiopolmonare) e un defibrillatore viene utilizzato per scuotere il cuore e ripristinare un ritmo cardiaco normale nel giro di pochi minuti.
Sintomi di arresto cardiaco
L’arresto cardiaco colpisce immediatamente e senza preavviso. Chi ne è colpito perde conoscenza nell’arco di 10-15 secondi: il cuore non pulsa e manca ossigenazione al cervello. Ne consegue rapidissimamente anche una assenza di battito al polso e assenza di respirazione (o respirazione difficle). Il paziente può avere iniziali convulsioni per poi svilupare mancanza di tono muscolare (tipico dello svenimento/ perdita di coscienza), cianosi (labbra viola e cute pallida), midriasi pupillare. In questo caso occorre procedere rapidissimamente con la rianimazione cardiopolmonare, onde cercare di riattivare il battito cardiaco e mantenere un minimo di ossigenazione in attesa dei soccorsi. La RCP non va fermata fino all’arrivo dei soccorsi o fino a che il paziente non torna a respirare un minimo o a muoversi. La sopravvivenza in questi casi è del 50% se la rianimazione cardiopolmonare viene eseguita entro i 5 minuti dall’arresto cardiaco.
Cause
L’arresto cardiaco può essere causato da qualsiasi condizione di cuore nota o meno. La maggior parte degli arresti cardiaci comunque si verifica in seguito a malfunzionamenti del sistema elettrico del cuore malato, producendo un ritmo anormale, come una tachicardia ventricolare o una fibrillazione fibrillazione. Alcuni arresti cardiaci sono causati da un estremo rallentamento del ritmo del cuore. In tutti questi casi si tratta di aritmie potenzialmente fatali. Cosa provoca ciò? Malattie cardiache congenite o acquisite. Un infarto pregresso, ad esempio, può aver danneggiato il tessuto cardiaco cicatrizzandolo e dunque impedendo il suo normale funzionamento elettrico. I primi 6 mesi di vita dopo un infarto sono particolarmente a rischio in caso di presenza di placche aterosclerotiche. Lo stesso dicasi per un cuore ingrossato, una cardiomiopatia (da qualunque causa), specie se collegata ad insufficienza cardiaca.
Anche alcuni farmaci cardiaci, in particolari condizioni, possono predisporre ad aritmie che causano l’arresto cardiaco improvviso. Paradossalmente, farmaci antiaritmici usati per trattare le aritmie possono a volte produrre aritmie ventricolari letali anche a dosi normalmente prescritte. Questo è chiamato effetto “proaritmico”. Indipendentemente dalla presenza o meno di una cardiopatia, anche cambiamenti significativi nei livelli ematici di potassio e magnesio (come in chi usa i diuretici ad esempio) possono provocare aritmie pericolose per la vita e arresto cardiaco. Lo stesso dicasi anche per l’utilizzo di numerose droghe ricreative.
Da non dimenticare le anomalie del ritmo cardiaco come la sindrome di Wolff-Parkinson-White e la sindrome del QT lungo che possono provocare arresto cardiaco anche in pazienti giovani o le più rare anomalie congenite dei vasi sanguigni (in particolare delle coronarie e dell’aorta): lo stimolo dell’adrenalina in particolare può provocare arresto cardiaco sotto sforzo fisico in tali contesti.
Nei neonati e nei bambini, la maggior parte degli arresti cardiaci derivano da insufficienza respiratoria progressiva, shock, o entrambi. Meno comunemente, possono dipendere da un’aritmia (fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare).
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Fonte: Heart.org
Foto: Thinkstock