Oggi vogliamo parlare della cocaina, un alcaloide che si ottiene dalle foglie della coca, pianta originaria del Sud America, che agisce sul sistema nervoso, in maniera irreversibile.
Oggi vogliamo parlare della cocaina, un alcaloide che si ottiene dalle foglie della coca, pianta originaria del Sud America, che agisce sul sistema nervoso, in maniera irreversibile.
Per poter ottenere la polverina bianca sono necessari diversi processi chimici che ora spiegheremo nel dettaglio.
La prima fase di lavorazione della cocaina consiste nell’estrazione della cosiddetta pasta di coca, dalle foglie della pianta, che è composta da una miscela di tutti gli alcaloidi presenti nella foglia ed un contenuto in cocaina pari a circa i due terzi del totale.
Questa pasta si ottiene trattando le foglie secche con acido solforico che viene precedentemente diluito e che fa depositare sul fondo un composto di alcaloidi, grazie all’utilizzo di sodio carbonato.
Molto sovente la pasta di coca viene esportata e venduta sotto questa forma che si presenta come un impasto biancastro o marrone; questa sostanza alcuni la fumano con sorta di pipetta apposita.
Ma per ottenere la cocaina che tutti conosciamo, sono necessari altri processi: per estrarre la cocaina è necessario scioglierla nell’alcol e successivamente neutralizzata con acido solforico.
Il cloridrato di cocaina, che si ottiene risulta essere poco solubile,tanto da precipitare allo stato cristallino per aggiunta di acido cloridrico.
La forma più diffusa nel mercato clandestino è la cocaina cloridrato, che è di colore bianco, dal formato cristallino, dal gusto amaro e molto solubile in alcol; questo può essere dunque iniettato facilmente per via sottocutanea, intramuscolare, endovenosa.
La lavorazione successiva consiste nel tritare questi cristalli, in modo da ottenere una polvere molto fine che può essere inalata con una cannuccia.