Molti dei bambini inseriti nei programmi di recupero per dislessici, in realtà, non ne avrebbero alcun bisogno.
Secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Istituto Italiano di Ortofonologia, il dottor Federico Bianchi, molti dei casi di possibile dislessia o, comunque, di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) non sarebbero in realtà ascrivibili alle succitate patologie poiché di differente natura, afferenti, sempre secondo le rilevazioni dell’IIO, a disturbi secondari dell’apprendimento, a casi di scarso rendimento, a deficit sensoriali o a mancanza di adeguata istruzione dovuta ai più svariati motivi.
Il principale problema di questa solerzia, evidenziano i ricercatori dell’Istituto, sarebbe stato rivelato nell’eccessiva precocità alla quale i bambini, sin dai primissimi anni della propria istruzione, vengono sottoposti ai test elaborati per individuare i DSA.
► LA DISLESSIA È AGGRAVATA IN AMBIENTI SCOLASTICI RUMOROSI
Molti dei bambini sottoposti a questi test, come anticipato, non sarebbero in grado di svolgerli poiché fin troppo giovani ed incapaci di affrontare i problemi proposti, evenienza dalle conseguenze immaginabili e che causerebbe gravi incomprensioni tra il sistema educativo italiano ed i bambini che, dunque, verrebbero inseriti in inutili, quanto dannosi e costosi, programmi di recupero dei quali, in realtà, non ne avrebbero alcun bisogno.