Se, dunque, un padre di soli 20 anni sarebbe in grado di trasmettere non più di 25 mutazioni genetiche casuali, questo valore aumenterebbe, costantemente e di anno in anno, sino a raggiungere le 65 mutazioni genetiche casuali nel caso in cui il padre abbia ormai raggiunto i 40 anni di età.
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Maggiore, infatti, sarebbe l’età del padre, analogamente a quanto avverrebbe per l’età della madre, più numerose sarebbero le mutazioni genetiche casuali che il padre trasmetterebbe alla propria prole.
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Se, dunque, un padre di soli 20 anni sarebbe in grado di trasmettere non più di 25 mutazioni genetiche casuali, questo valore aumenterebbe, costantemente e di anno in anno, sino a raggiungere le 65 mutazioni genetiche casuali nel caso in cui il padre abbia ormai raggiunto i 40 anni di età.
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Nonostante, come ulteriormente ribadito dai ricercatori, codeste mutazioni genetiche casuali non debbano affatto preoccupare la coppia intenzionata ad avere un bambino, poiché giudicate, in condizioni normali, assolutamente fisiologiche, si da il caso, purtroppo, che in taluni particolari casi codeste mutazioni genetiche casuali possano essere alla base di talune malattie di natura prettamente psicologica quali, per l’appunto, l’autismo piuttosto che la schizofrenia.
A dimostrarlo, grazie ad una ricerca apparsa sulle colonne della rivista scientifica Nature, gli esperti della società islandese Decode Genetics che, negli scorsi mesi, avrebbero accuratamente analizzato l’intero corredo genetico di ben 78 famiglie, formate da padre, madre ed un bambino, in cui entrambi i genitori avevano un’età media pari a 30 anni.