Il Talidomide provocò malformazioni neonatali

di Redazione

Scuse che, per lo meno in Italia, sarebbero state formalmente accettate da Vincenzo Tomasso, presidente dell'Associazione Thalidomidici Italiani, nonostante non siano ancora state definitivamente chiarite le modalità di risarcimento delle vittime del Talidomide

Il Talidomide provocò malformazioni neonatali

E’ ormai certo e definitivamente appurato che il Talidomide, farmaco molto in voga durante tutti gli anni ’60 in buona parte del mondo Occidentale, sia da ritenersi l’unico responsabile delle gravissime, se non addirittura letali, malformazioni neonatali occorse ad oltre 20.000 bambini tra il 1954 ed il 1961 quando, finalmente, venne definitivamente ed ufficialmente ritirato dal mercato.

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Il Talidomide, come forse alcuni tra i nostri più fedeli lettori ricorderanno, fu un farmaco, approvato e commercializzato in Germania a partire dal 1954, che avrebbe dovuto aiutare le donne incinte a contrastare, nel migliore dei modi possibili, sia il malessere che, soprattutto, la nausea tipica del primo trimestre di gravidanza che, in moltissimi casi, arriva ad essere completamente debilitante.

TRANSLUCENZA NUCALE

Domenica 1 settembre 2012, a distanza di quasi 50 anni dai quei tragici eventi ed in occasione dell’inaugurazione del monumento eretto dalla Grunenthal, ovverosia l’azienda responsabile della creazione e della successiva distribuzione del farmaco oggi alla nostra attenzione, Harald Stock, amministratore delegato della casa farmaceutica tedesca, avrebbe ufficialmente chiesto scusa per gli incommensurabili danni provocati dalla Grunenthal in generale e dal Talidomide in particolare a tutti i bambini nati durante gli anni di commercializzazione del farmaco.

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Scuse che, per lo meno in Italia, sarebbero state formalmente accettate da Vincenzo Tomasso, presidente dell’Associazione Thalidomidici Italiani, nonostante non siano ancora state definitivamente chiarite le modalità di risarcimento delle vittime del Talidomide che, solamente in Germania, potrebbero contare sull’aiuto di un fondo di garanzia e sussistenza creato dalla Grunenthal stessa.

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