Il tè rosso, come recentemente riportato anche dal nostro blog, aiuterebbe invece il fegato, in particolar modo se ricavato dalle foglie di rooibos, a proteggere il fegato e a meglio sintetizzare i grassi assunti tramite l'alimentazione.
Le benefiche, per non dire miracolose, proprietà del tè, sia esso nero, verde o bianco, sarebbero state dimostrate, anche dalle più eminenti istituzioni scientifiche internazionali, in numerose occasioni.
Il tè verde, a titolo puramente esemplificativo, parrebbe aiutare nella prevenzione delle più differenti neoplasie afferenti il sistema respiratorio.
Il tè rosso, come recentemente riportato anche dal nostro blog, aiuterebbe invece il fegato, in particolar modo se ricavato dalle foglie di rooibos, a proteggere il fegato e a meglio sintetizzare i grassi assunti tramite l’alimentazione.
Il tè nero, e sarebbe questo l’argomento del nostro odierno articolo, sarebbe utile nella prevenzione del diabete e, in particolar modo, di diabete mellito di tipo 2 che, come forse saprete, sarebbe una delle sindromi metaboliche maggiormente condizionate dalla dieta e dal regime alimentare del soggetto.
Non a caso, come recentemente dimostrato dall’Italian Barometer Report 2012 elaborato dall’Italian Barometer Diabetes Observatory, il soggetto affetto da diabete sarebbe solitamente sedentario ed obeso e, più in generale, tutt’altro che interessato al proprio stato di salute tanto da trascurare qualsiasi attività fisica e qualsiasi basilare regola alimentare.
Tornando all’argomento oggi alla nostra attenzione vi sarebbe da dire che i ricercatori del Data Mining International di Ginevra, in Svizzera, avrebbero recentemente effettuata un’approfondita ed accurata indagine statistica sulle abitudini alimentari dei cittadini di oltre 50 differenti nazioni e sulla base della quale, stando a quanto riportato dalla rivista scientifica British Medical Journal, le nazioni al cui interno si consumerebbero ingenti quantità di tè nero, quali Irlanda, Gran Bretagna e Turchia, avrebbero un minor numero di pazienti affetti da diabeti mellito di tipo 2 rispetto a quelle nazioni, quali Brasile, Marocco e Messico, all’interno delle quali il consumo di tè nero sarebbe quanto meno molto risicato.