Perdita della memoria può segnalare la comparsa del morbo di Alzheimeir. Lo studio australiano
Diagnosticare il morbo di Alzheimeir con ben 20 anni di anticipo rispetto all’effettiva comparsa dei sintomi? È possibile, stando a quanto sostengono un gruppo di scienziati del Florey Institute, in Australia, coordinati dal prof. Colin Masters, autori di uno studio presentato proprio in questi giorni in occasione dell’Alzheimer’s Association International Conference che si è conclusa nella città di Boston.
Praticamente secondo gli scienziati è la memoria che dovrebbe essere tenuta sotto controllo: il segnale d’avviso dello sviluppo futuro dell’Alzheimer consisterebbe proprio nelle 4 fasi di picco relative alla perdita della memoria.
A conferma della loro teoria, gli studiosi australiani sono partiti dall’osservazione di una serie di dati raccolti desunti dal National Australian Imaging, Biomarker and Lifestyle Flagship study: analizzando 206 soggetti gli scienziati hanno potuto osservare il tempo necessario e sufficiente affinché si sviluppi e si presenti il morbo di Alzheimer.
Gli scienziati hanno osservato che l’accumulo di placche beta-amiloidi nel cervello (che si riscontrano durante la malattia) si presenta anche venti anni prima della comparsa effettiva della malattia e dei primi sintomi dell’inesorabile declino cognitivo.
MORBO DI ALZHEIMER CAUSATO DA UN VIRUS?
I veri danni della malattia cominciano invece a verificarsi dopo dieci anni, il tempo necessario affinché le proteine della placca beta-amiloide possa raggiungere i livelli anormali nel cervello.
Insomma è necessario osservare soprattutto la memoria visto che i ricercatori hanno identificato quattro diverse tappe nel suo processo di declino. La prima fase si verificherebbe addirittura 17 anni prima della comparsa effettiva della malattia. La seconda fase si presenta 4 anni prima e la terza tre anni prima della comparsa della malattia: tutto sembrerebbe essere collegato alla morte dell’ippocampo che prende il via 5 anni prima degli effettivi segni di declino della malattia.
Secondo i ricercatori è di fondamentale importanza tenere sotto controllo la memoria perché continui deficit di memoria potrebbero indicare con molto anticipo una futura comparsa della malattia.
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