Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Stanford University School of Medicine, e pubblicato sulla versione online di Nature, evidenzia come un certo numero di agenti patogeni intestinali possa causare seri problemi dopo la somministrazione di antibiotici.
Come spiegato da Justin Sonnenburg, professore di microbiologia e immunologia e autore senior dello studio, gli antibiotici aprono la porta a questi agenti patogeni che possono così prendere piede, ma come questo si verifica non è ancora stato ben compreso.
Grazie a questo nuovo studio si è scoperto che nelle prime 24 ore dopo la somministrazione di antibiotici per via orale, si registra un picco nella disponibilità di carboidrati nell’intestino, che combinato con la riduzione dei batteri amici dell’intestino a causa degli antibiotici, permette ad almeno due agenti patogeni potenzialmente mortali di ottenere un punto d’appoggio in questo nuovo ambiente, di solito ostile.
Secondo quanto detto da Sonnenburg, il recente studio sostiene in particolare il suggerimento che i nostri batteri residenti tengono a bada gli agenti patogeni dalla competizione per i nutrienti. I ricercatori hanno spiegato che quando le difese immunitarie e intestinali vacillano, per esempio dopo un ciclo di antibiotici, i microrganismi predoni come la salmonella o Clostridium difficile (C. difficile) possono stabilire teste di ponte. Al raggiungimento di un certo numero di individui i due parassiti invasori possono montare campagne intenzionali per indurre l’infiammazione, una condizione che altera il ripristino del normale ecosistema intestinale, ma in cui la salmonella e C. difficile hanno imparato a prosperare. Come spiegato da Sonnenburg, gli antibiotici determinano l’aiuto inconsapevole di questi agenti patogeni da parte dei nostri batteri intestinali amici.
Quindi gli antibiotici si devono assumere soltanto quando necessario, sotto controllo medico e dopo un ciclo di cura bisogna ripristinare la flora batterica intestinale.