Il corpo umano si configura come un organismo che presenta un estremo bisogno: il bisogno di muoversi. Muoversi e lavorare. D’estate come di inverno, a prescindere dalle condizioni climatiche. Naturalmente, non è un discorso da fare nell’ottica di avversità temporali troppo avanzate. Si discute qui della possibilità di fare sporto quando le condizioni lo consentono, senza andare incontro a rischi di altro tipo.
Certo è, tuttavia, che uno stato prolungato di riposo fa ammalare il corpo umano. Lo dicono, ad esempio, gli scienziati canadesi dell’Università McMaster di Hamilton. Esperti che sostengono, e l’hanno provato misurando la lunghezza dei mitocondri (le centrali energetiche delle cellule), che l’attività fisica sia addirittura capace di allungare la vita. Certamente la sua mancanza l’accorcia. E a dirlo è l’Organizzazione mondiale della sanità con dei dati molto dettagliati.
La mancanza di esercizio contempla ogni anno un rischio grave, al punto di provocare nel mondo 1,9 milioni di decessi. A ciò si devono poi sommare le 2,6 milioni di defezioni (o meglio di morti) per sovrappeso. La sedentarietà, infine, è responsabile direttamente del 22% delle malattie cardiovascolari. Ebbene, seppure il rischio d’insorgenza di patologie che colpiscono il cuore sia quantificabile sulla base di molti fattori, ricordiamo come la pratica della sola attività fisica – sempre fonte Oms – se moderata e costante, eserciti un’energica azione profilattica, comportando una riduzione del 30-50% del rischio di subire malattie coronariche.
L’attività aerobica regolare eleva di gran lunga i livelli di colesterolo HDL (quello buono) dal 3 al 9% in persone adulte, sane e precedentemente sedentarie. Il movimento, infatti, rappresenta la scelta più efficace e di certo più piacevole per combattere obesità, diabete, ipercolesterolemia, ipertensione e perfino stress e ansia.