Con il termine anovulazione si fa riferimento ad una mancanza di ovulazione (ovvero al rilascio di ovuli fecondabili dalle ovaie) e si distingue dall’oligovulazione che è un’altra disfunzione, benché non cronica e drastica. Le disfunzioni ovulatorie rappresentano, come è facile immaginare almeno la metà delle cause di infertilità femminile.
Sintomi di anovulazione o ciclo anovulatorio
Molto spesso le donne caratterizzate da anovulazione hanno un ciclo mestruale irregolare, ad esempio cicli più ravvicinati (meno di 21 giorni) o più distanziati tra loro (oltre i 36). Anche un’alternanza di queste due caratteristiche può essere sinonimo di una disfunzione. Le mestruazioni irregolari sono però un sintomo troppo aspecifico per essere ritenuto utile ad una diagnosi. Nei casi peggiori il ciclo è assente (amenorrea) ed in questo caso è più facile parlare di mancanza di ovulazione certa. Raramente le mestruazioni sono regolari senza che venga rilasciato l’ovulo.
In generale la difficoltà a rimanere incinta è però il sintomo principale che conduce a fare accertamenti e che poi porta ad una diagnosi. Chiaramente, un’anovulazione cronica (fissa, tutti i mesi dopo più di 6 mesi) renderà impossibile il concepimento, mancando l’ovulo da fecondare. Un’oligovulazione invece lo renderà più complicato: sembra inoltre che ovuli rilasciati dalle ovaie in ritardo rispetto alla media siano più fragili. A questo si aggiunge che tali condizioni sono strettamente correlate a problematiche di tipo ormonale che potranno dare anche altri segnali organici come l’assenza di muco cervicale, ispessimento della mucosa uterina (in cui l’ovulo fecondato andrebbe ad impiantarsi), progesterone basso, fase luteale corta.
Quali le cause?
L’anovulazione o più in generale le disfunzioni ovulatorie possono essere provocate da una serie di cause e concause. La più frequente è sicuramente la sindrome dell’ovaio policistico seguita e/o accompagnata da:
• Obesità o eccessiva magrezza
• Iperprolattinemia
• Insufficienza ovarica precoce
• Perimenopausa (o comunque scarsa riserva di ovuli)
• Disturbi della tiroide (ipotiroidismo o ipertiroidismo)
• Stress
• Eccessivo esercizio fisico
Per una diagnosi sarà opportuno avere un calendario preciso delle mestruazioni degli ultimi mesi. Il medico potrebbe anche richiedere una misurazione della temperatura basale e poi procedere con alcune analisi del sangue. In particolare si analizzeranno i livelli degli ormoni. Tra questi di sicuro il progesterone, al 21° giorno del ciclo in quanto piuttosto significativo: dopo l’ovulazione tali livelli aumentano. Un’ecografia verificherà le corrette condizioni dell’utero e delle ovaie e l’eventuale presenza di cisti alle ovaie (ovaio policistico) oltre che la presenza e lo sviluppo di un eventuale follicolo.
Quali terapie?
La cura dell’anovulazione dipende dalla causa scatenante: in alcuni casi (come per il peso o l’eccesso di sport o stress) basterà migliorare il proprio stile di vita per risolvere. Abitualmente però, il mezzo più utile è quello farmacologico. Esistono cioè dei farmaci per la fertilità (come il Clomid) che possono aiutare a sviluppare un’ovulazione. Anche la metformina, medicinale usato per il diabete è utile in molti casi, da sola o in combinazione con altre sostanze. Le soluzioni farmacologiche sono efficaci in una buona percentuale, ma tutto dipende dai singoli casi: difficilmente ad esempio verranno utilizzati in donne con scarsa riserva di ovuli o con insufficienza ovarica, proprio perché ritenuti il più delle volte inutili. In tal caso la soluzione potrebbe essere la fecondazione assistita con la donazione di ovuli. In quelle Nazioni in cui la legge la permetta.
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Fonte: infertility.about.com
Foto: Thinkstock