I soldi veicolano l’influenza?

di Redazione

In questo periodo è tornato di particolare interesse l'argomento sui vettori di propagazione del virus influenzale.

soldi

E’ una delle raccomandazioni che sicuramente ogni bambino si sarà sentito dire dalla mamma, “i soldi sono sporchi”, e la mamma sicuramente avrà proseguito dicendo che bisogna lavarsi le mani dopo averli toccati e soprattutto mai metterli in bocca o annusarli.

Nelle ultime settimane, con lo sviluppo dell’influenza suina, che in molti hanno identificato come una pandemia, cioè una infezione in grado in breve tempo di diffondersi in tutti gli angoli del pianeta, è tornato di particolare interesse l’argomento sui vettori di propagazione del virus.


E’ chiaro e scontato che essere vicini ad una persona affetta dal virus influenzale sia una delle più facili forme di contagio, per esempio essere nella stessa stanza, oppure in ufficio, in metropolitana o sul bus, il germe infatti è in grado di sopravvivere nelle microscopiche goccioline di muco e saliva che si diffondono nell’aria, ma ci sono tutta una serie di altri “supporti” su cui viaggia il virus che sono molto meno intuibili a prima vista e che contribuiscono anch’essi alla propagazione del virus influenzale. Uno studio svolto recentemente, nel 2008 e pubblicato su APPLIED AND ENVIRONMENTAL MICROBIOLOGY, ha infatti centrato l’attenzione su uno dei veicoli “insospettabili” del infezione influenzale: i soldi.


Lo studio che si sofferma proprio sulla capacità del virus di rimanete attivo e contagioso sulle banconote premette che soprattutto i ceppi di virus come quest’ultimo, in gran parte ancora relativamente poco conosciuto nella sua evoluzione biologica, necessitano di un approfondimento anche sulla loro capacità di sopravvivere e diffondersi in ambienti non biologi, e gli esperimenti posti in essere hanno rilevato dati molto interessanti.

Il virus dell’influenza A, inoculato su una banconota a grandi concentrazioni è capace di resistere per ben 3 giorni, e, in presenza di secrezioni dell’apparato respiratorio esso sopravvive per ben 17 giorni. Un altro ceppo di virus influenzale, B/Hong Kong/335/2001, era infettivo ancora il giorno successivo, e, se sulla banconota era stato inoculato con secrezioni nasali di un bambino contagiato esso resisteva per ben 48 ore.

Le banconote sulle quali è stato fatto l’esperimento sono i Franchi, ed in Svizzera, con i suoi 7 milioni di abitanti ogni giorno è stimato che le banconote passano di mano in mano nell’arco della giornata nell’ordine dei 20 -100 milioni di pezzi.

E’ possibile che banconote di differenti paesi, i dollari, o gli euro per esempio, possano dare risultati decisamente differenti, ma che siano altrettanto “infetti” dei Franchi Svizzeri.
Quello che è però importante è il fatto di sapere che anche superfici apparentemente insospettabili possano in realtà ospitare germi.

Ciò è un’ottima base di partenza per investigare a fondo anche altri possibili vettori del virus influenzale che fino ad oggi sono stati relativamente poco considerati, per esempio l’aria condizionata: è possibile infatti contrarre il virus influenzale anche sostando per un periodo più o meno lungo in ambienti, come l’aereo per esempio, in cui sia presente una persona influenzata. Lo stesso può accadere anche su superfici a noi più vicine, come le tastiere dei computer o dei telefoni.

E’ chiaro tuttavia che per far sì che il virus mantenga alta la sua capacità infettiva esso debba essere comunque presente in elevate concentrazioni.

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