Curare il tumore al seno nelle strutture Breast Unit sarebbe decisamente più sicuro. Questi centri specializzati, infatti, sarebbero in grado di garantire alla paziente colpita da tumore esperienza e terapie all’avanguardia. Ma in Italia sono pochissimi i centri specializzati nella cura del tumore al seno e quindi molte donne, ancora oggi, vengono trattate in modo non corretto.
Farsi curare nelle Breast Unit, insomma, è la cosa migliore da fare. Lo hanno affermato gli esperti dell’AIOM, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, in apertura del congresso nazionale di Roma. Carmine Pinto, presidente nazionale di AIOM, inquadra la situazione:
In Italia, delle 449 strutture ospedaliere che eseguono più di 10 interventi chirurgici per questa neoplasia, solo 123 (cioè il 27 per cento) presentano volumi di attività superiori a 150 interventi annui. Per questo è urgente la piena realizzazione nel nostro Paese di queste Unità, che devono essere parte integrante delle reti oncologiche regionali, indispensabili per continuare a garantire le cure migliori a tutti i malati. È ormai dimostrato da molti studi che, dove si concentra più esperienza, si riduce il numero degli interventi demolitivi e aumenta quello degli interventi conservativi. Anche le percentuali di ricostruzioni immediate sono maggiori in centri ad alto volume di attività chirurgica. Ma non c’è soltanto la chirurgia a contribuire ai buoni risultati che si ottengono in una Breast Unit: qui, infatti, è più alta l’adesione alle linee guida, migliore l’esperienza degli specialisti ed è garantita l’adozione di un approccio multidisciplinare. E in questo modo si riduce la mortalità del 18 per cento
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