Recentemente alcuni ricercatori statunitensi hanno trovato il modo per aumentare notevolmente la raccolta di cellule staminali dai tessuti di pazienti adulti.
Per questo motivo la ricerca ha tentato vie alternative, cercando il modo di ottenere cellule staminali da altri organi del corpo umano, evitando in questo modo l’uso degli embrioni.
Già nel 2007 ricercatori giapponesi e statunitensi sono riusciti a produrre cellule staminali dalla pelle, utilizzando particolari virus che inseriscono nella cellula specifici geni che attivano o disattivano il patrimonio genetico della cellula ospite fino a farla ritornare nella condizione di cellula staminale.
Il problema di questa procedura è la scarsa riuscita, una cellula su 10.000, ed il tempo necessario, più di un mese.
Recentemente però alcuni ricercatori statunitensi hanno trovato il modo per aumentare notevolmente la raccolta di cellule staminali dai tessuti di pazienti adulti, un passo in avanti nella tecnologia per produrre un gran numero di cellule staminali senza ricorrere agli embrioni.
Utilizzando tre diversi farmaci il team di scienziati ha reso la procedura molto più veloce ed almeno 200 volte più efficiente.
Se in un precedente esperimento l’equipe medica dello Scripps Research Institute era riuscita, con l’apporto di due sostanze chimiche ad aumentare il numero di cellule che si trasformavano in cellule staminali, coinvolgendo anche le cellule vicine nel processo, recentemente, con l’aggiunta di una terza molecola, thiazovivin, che normalmente ha un ruolo nella sopravvivenza cellulare, il processo di trasformazione è aumentato di almeno 200 volte.
Oltre a questo l’intera procedura si conclude nell’arco di due settimane.
L’esperimento, per la prima volta effettuato con cellule umane dopo che era già stato verificato funzionare su topi, rappresenta una nuova frontiera, ancora tutta da esplorare e da definire che in futuro ne permetterà la produzione di un alto numero, utile per esempio per ottenere cellule staminali dai tessuti di persone anziane, per le quali oggi il processo è ancora difficile e lento.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Methods.