I ricercatori hanno scoperto quattro nuove varianti genetiche che aumentano il rischio di contrarre una delle principali forme di leucemia.
Grazie ai risultati della recente ricerca di scienziati dell’Istituto Europeo per la Ricerca sul Cancro oggi sappiamo che sono ben 10 le varianti genetiche che possono essere associate all’insorgere della leucemia linfocitica cronica, il tipo più comune di leucemia negli adulti che rappresenta circa il 30 al 40 per cento di tutte le forme di leucemia nei paesi occidentali.
La maggior parte dei casi vengono diagnosticati oltre i 55 anni di età, e, mentre l’incidenza del disturbo è sostanzialmente uguale nelle popolazioni di razza bianca o nera, è decisamente più rara nelle etnie asiatiche.
Il Dott. Richard Houlston, l’autore dello studio, ha potuto confermare, grazie a questa ricerca, come il rischio di leucemia sia ereditario, e che ciò sia dovuto non ad una singola variante genetica ma dall’accumulo di differenti varianti genetiche.
Secondo i dati forniti dalla ricerca, pubblicata su Nature Genetics, ogni persona può presentare un numero variato di cambiamenti genetici, e più è alto il numero di questi più aumenta il rischio di sviluppare la leucemia linfocitica cronica.
I fattori di rischio sono stati identificati utilizzando la stessa tecnica di analisi genetica utilizzata in precedenti studi, e che era servita per identificare le varianti genetiche che aumentavano il rischio per altre forme di tumore come il tumore al seno, alla prostata, ai testicoli, al cervello, al colon e nella leucemia infantile.
I ricercatori hanno acquisito i geni di 2,503 pazienti affetti da leucemia, e li hanno posti a confronto con quelli di un campione di 5,789 persone sane, andando alla ricerca delle differenze nel DNA tra i due gruppi presi in considerazione.
In studi precedenti, la stessa squadra di ricercatori aveva scoperto sei fattori genetici che rendono il rischio di leucemia linfocitica più alto. A questi se ne devono aggiungere altri quattro, risultanti dall’ultima tornata di ricerche.
Dallo studio è emerso quindi che l’87 per cento delle persone affette da questo male presenta almeno uno di queste varianti genetiche.
Il che conferma alcune certezze maturate già nel corso di studi passati che indicano come la malattia è ereditaria.
Un quadro complesso per il quale sono necessari ulteriori studi per identificare quali sono, tra le variazioni genetiche quelle che influiscono in maniera decisiva nello sviluppo della malattia.