Fino ad oggi l'agopuntura veniva guardata con sospetto perchè non se ne capivano le basi biologiche con cui essa agisce nell'organismo, ma recenti ricerche contribuiscono a far luce sul modo con cui essa funziona.
Lo rivelano sulla rivista Nature Neuroscience i ricercatori del Center for Translational Neuromedicine presso il Medical Center dell’Università di Rochester, che inoltre suggeriscono come l’agopuntura potrebbe essere doppiamente efficace se associata ad una terapia a base di deossicoformicina, un farmaco antitumorale che sembra avere la capacità di mantenere alti i livelli di adenosina nell’area trattata.
L’agopuntura è stata per millenni una delle cure mediche più utilizzate, soprattutto in oriente, ma nella cultura medica occidentale i benefici di questa cura non sono mai stati del tutto accettati perchè è sempre rimasto misterioso il modo in cui essa agisce sull’organismo.
Con il loro lavoro, i ricercatori offrono quindi la possibilità di valutare un effetto fisico dell’agopuntura che potrebbe aiutare a comprendere meglio quali siano i meccanismi biologici con cui l’agopuntura funziona.
L’esperimento, svolto su topi da laboratorio, è consistito in un trattamento con agopuntura per circa mezz’ora a seduta su animali affetti da dolore alla zampa.
I ricercatori hanno osservato che i livelli di adenosina nei tessuti vicini al punto in cui erano inseriti gli aghi risultavano 24 volte maggiori dopo ogni trattamento, e che i topi così trattati manifestavano un calo del dolore alla zampa di almeno due terzi.
Per verificare che fosse l’adenosina ad entrare in gioco nella riduzione del dolore i ricercatori hanno sperimentato che su topi geneticamente modificati in modo di essere privi della sostanza il trattamento non aveva alcun beneficio sensibile.
Il team di ricercatori ha anche scoperto che se l’adenosina è presente nei tessuti, anche senza agopuntura i topi risultavano meno sensibili al dolore.
In questo modo è stato facile sospettare che sia proprio l’adenosina a ricoprire un ruolo fondamentale.
Questa sostanza, già nota per le sue proprietà di regolazione del sonno e come inibitore dei segnali nervosi e delle infiammazioni, si rivela essere più presente anche utilizzando la deossicoformicina, che secondo quanto osservato dai ricercatori negli esperimenti ha quasi triplicato la quantità di adenosina nei muscoli dei topi sottoposti alla ricerca, triplicando il tempo per il quale i topi risultavano privi di dolore.