La sindrome da intestino irritabile esprime una minor quantità di materia grigia in alcune aree del cervello, secondo quanto osservato da un gruppo di ricercatori statunitensi.
Un’osservazione, quella dei ricercatori della David Geffen School of Medicine dell’Università della California, che getta nuova luce su una delle sindromi più diffuse soprattutto nell’occidente industrializzato.
La sindrome dell’intestino irritabile, conosciuta anche con l’acronimo inglese IBS, si manifesta come una insieme di condizioni e di disturbi, che vanno dal dolore e disagio nell’area dell’addome, costipazione, diarrea e spesso va a colpire le donne.
In campo medico tale sindrome è attualmente considerata come una “sindrome funzionale” che evidenzia una difficoltà dell’apparato digerente a funzionare correttamente piuttosto che un “disturbo organico” che invece vedrebbe la presenza di modifiche strutturali agli organi coinvolti.
Secondo i ricercatori quanto osservato dimostra l’esistenza di una componente organica nello sviluppo della sindrome.
Non solo, perchè ciò dagli scienziati confuterebbe definitivamente l’idea che la IBS sia piuttosto un malessere psicologico che un disturbo organico.
Lo studio dei ricercatori americani e canadesi, pubblicato sulla rivista Gastroenterology, si è basato sulla valutazione di possibili differenze anatomiche presenti nel cervello di 55 pazienti donne affette dalla sindrome e 48 donne sane.
Le pazienti con IBS presentavano una significativa diminuzione della materia grigia in specifiche aree cerebrali corticali coinvolte nelle funzioni cognitive e valutative.
Il cambiamento strutturale osservato nel cervello è risultato vario soprattutto nelle espressioni sintomatiche, come il dolore piuttosto che il senso di disagio, mentre i ricercatori hanno appurato che non si osservano variazioni significative nella materia grigia in relazione al periodo di tempo per il quale la paziente era affetta dalla sindrome.
I prossimi passi di questo campo di ricerca si orienteranno sul valutare quanto e se alcuni geni possano giocare un ruolo nel cambiamento strutturale della materia grigia nelle persone affette dalla sindrome.