I ricercatori stanno sperimentando l'inserimento di un gene nei muscoli che può stimolare la produzione di anticorpi protettivi contro il virus.
Pubblicato sulla edizione online della rivista Nature Medicine lo studio ha rivelato che il nuovo metodo ha funzionato nei topi, e si è dimostrato efficace anche negli esperimenti condotti sulle scimmie.
Questo non significa che un antidoto contro l’AIDS sarà presto efficace anche per l’uomo, ma certamente un risultato di questo genere fa intravedere qualche barlume di luce in fondo al tunnel.
Fino ad oggi i tentativi di bloccare l’AIDS si orientavano nel trovare il modo di indurre il nostro sistema immunitario a produrre gli anticorpi che potessero fronteggiare l’insorgenza della malattia, allo stesso modo dei vaccini contro il vaiolo o il morbillo.
Ma i risultati in questo senso sono stati scarsi: il nostro sistema immunitario non riesce efficacemente a produrre gli anticorpi contro il virus. Quindi il gruppo di ricercatori ha pensato di agire da un punto di vista differente.
Una volta accertato che l’organismo non è in grado, nemmeno stimolato dal vaccino, a creare le opportune difese si è pensato che però potesse essere in grado di produrre alcune proteine che studi di laboratorio avevano scoperto essere efficaci per neutralizzare il virus dell’HIV.
Per circa un decennio il gruppo di ricercatori ha lavorato per sviluppare alcune proteine (immunoadesine) che avrebbero avuto il compito di attaccare il virus bloccando la sua attività.
Il successivo passaggio è stato quello di trovare il sistema perchè tale proteina potesse essere prodotta dal nostro organismo. Per ottenere questo si sono utilizzati un gruppo di virus adeno-associati, che hanno veicolato il DNA della proteina all’interno delle cellule dei muscoli, i quali hanno cominciato a produrla.
L’esperimento è stato effettuato su un gruppo di 15 scimmie, che presentano un infezione, SIV, molto simile al virus HIV che colpisce l’uomo.
A nove di queste è stato iniettato il virus adeno-associato che avrebbe stimolato la produzione delle proteine. Un mese dopo l’intero gruppo di 15 scimmie è stato infettato con il virus SIV. Tra le scimmie precedentemente trattate sei non hanno contratto l’infezione, e tre hanno mostrato qualche sintomo di infezione, mentre nel secondo gruppo, quelle non trattate, tutte sono risultate infette.
Anche ad un anno di distanza le scimmie del primo gruppo hanno presentato un alto tasso di concentrazione di anticorpi nel sangue.
Il passaggio successivo sarà quello di sperimentare lo stesso modello anche sull’uomo.