Un'esposizione massiccia al bisfenolo A, una sostanza utilizzata in grande quantità nella produzione di materiali tra i quali le bottiglie in plastica, è risultato essere affetto in misura significativa da problemi sessuali.
Lo riporta un recente studio realizzato da ricercatori statunitensi della divisione ricerca della Kaiser Permanente, un’organizzazione medica di vaste dimensioni con sede a Oakland in California.
Il bisfenolo A non è nuovo agli onori della cronaca medica: utilizzato in una vasta gamma di prodotti di consumo, tra cui le bottiglie in plastica rigida ed i biberon, o nei rivestimenti plastici delle lattine utilizzate per contenere cibi e bevande già in passato diversi scienziati avevano sollevato il problema del rischio che un’esposizione a questa sostanza potesse essere la causa di danni all’apparato riproduttivo ed al sistema nervoso.
Il Bisfenolo A sembra essere anche uno dei fattori di rischio di tumori alla prostata ed al seno.
La questione è tuttavia ancora dibattuta sia a livello scientifico che legislativo.
Il recente studio pubblicato sulla rivista Human Reproduction aggiunge nuovi argomenti a coloro che sostengono che il bisfenolo A è nocivo per la salute.
Gli scienziati hanno studiato gli effetti della sostanza su 164 lavoratori cinesi che per lavoro sono esposti alla sostanza in grande quantità. I dati sono stati confrontati con altri 386 uomini, abitanti nella stessa città ma che lavorano in fabbriche dove si fa un altro tipo di produzione.
I livelli di bisfenolo A nel primo gruppo di lavoratori risultava essere circa 50 volte superiore a quello cui sono esposti normalmente i consumatori.
Intervistati sulla loro vita sessuale i lavoratori hanno riportato avere una probabilità quattro volte maggiore di non raggiungere l’erezione e sette volte maggiore la difficoltà nell’eiaculazione rispetto ai lavoratori del gruppo di controllo.
Quattro volte più evidente è anche risultato essere sia il calo del desiderio sessuale che la soddisfazione per la propria vita sessuale.
Questi dati non dovrebbero allarmare, visto che lo studio prende in considerazione persone fortemente esposte sia per inalazione che per contaminazione della pelle o ancora attraverso il cibo contaminato consumato nell’ambiente della fabbrica.
Tuttavia non è ancora chiaro quali siano gli effetti di un dosaggio più basso su cui al momento sono attive diverse ricerche in campo internazionale.