Difetti genetici all’origine dell’obesità

di Redazione

L'obesità sarebbe causata da un difetto genetico e non già da comportamenti alimentari errati.

Un team di scienziati internazionali facenti riferimento alle università di Verona (Università degli Studi di Verona), Roma (La Sapienza – Università di Roma) e Londra (The Imperial College of Science, Technology and Medicine) avrebbe identificato, in un difetto genetico a carico della proteina GPR120, l’origine dell’obesità, sfatando dunque, ma solamente in parte, il mito che l’obesità sia una condizione patologica esclusivamente derivante, come si era sino ad oggi sempre creduto, da un regime alimentare ipercalorico piuttosto che da una scarsa attività fisica.

DISFUNZIONI CEREBRALI POTREBBERO FAVORIRE L’OBESITA’

La proteina in questione, solitamente presente sulla superficie delle cellule epatiche, intestinali ed adipose, sarebbe carente o difettosa, per motivi ancora inesplicati, in alcuni particolari soggetti che, propria a causa di questa assenza, non sarebbero assolutamente in grado di percepire la sensazione della sazietà.

INDIVIDUATO IL SERBATOIO DELLE CELLULE STAMINALI ADIPOSE

Conseguenza inevitabile di una tale condizione sarebbe la continua assunzione di alimenti da parte di codesti soggetti che in tal modo, a causa del meccanismo metabolico che, in modo del tutto automatico, produrrebbe tante cellule adipose quante ne sarebbero necessarie ad immagazzinare l’apporto calorico eccedente il reale fabbisogno biochimico, diverrebbero obesi.

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Questa condizione patologica, stando a quanto riportato dalla rivista scientifica Nature che si sarebbe assunta il compito di divulgare i risultati delle sperimentazioni che avrebbero portato alla scoperta di cui sopra, sarebbe presente nella quasi totalità dei pazienti obesi (sarebbe totalmente assente, invece, nei soggetti normopeso) e sarebbe una delle principali cause di obesità nel mondo.

Come dimostrato dagli esperimenti condotti su modelli murini, infatti, la carenza o la difettosità della proteina GPR120 potrebbe causare un aumento della possibilità, pari al 60%, di sviluppare una forma più o meno grave di obesità che, dunque, dipenderebbe solamente per il restante 40% dai comportamenti del soggetto obeso.

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