Il sale, secondo una recente ricerca di alcune università canadesi, potrebbe avere delle serie correlazioni con l'insorgenza dell'Alzheimer
Le conseguenze, soprattutto a livello cardiocircolatorio, sono ormai notissime, tant’è che l’Organizzazione Mondiale della Sanità si sta impegnando, ormai da diverso tempo, affinché davvero tutti comprendano la validità del binomio meno sale meno malattie cardiovascolari.
Oggi, però, a rincarare la dose ci pensa una studio condotto da Alexandra Fiocco, coordinatrice di un gruppo di ricercatori del Baycrest Research Centre for Aging and the Brain, dell’Institut Universitaire de Geriatrie de Montreal, della McGill University e della Universite de Sherbrooke, secondo la quale il sale potrebbe favorire, ove non addirittura causare, l’insorgenza del morbo di Alzheimer.
La ricerca in questione, che ha preso di mira, per ben 3 anni, le abitudini alimentari nonché l’attitudine all’esercizio fisico di circa 1.600 persone sane di età compresa tra i 67 e gli 84 anni di età, avrebbe evidenziato come i soggetti inclini all’abuso di sale siano andati incontro ad un più rapido processo di declino mentale, psicologico, cognitivo aumentando, inoltre, il rischio di contrarre una seria malattia cardiovascolare del 25%.
Come afferma la dottoressa Fiocco: “I risultati del nostro studio hanno dimostrato che una dieta ricca di sodio, combinata con poco esercizio, è stata particolarmente dannosa per le performance cognitive degli adulti più anziani”.
Da oggi, dunque, bando al sale, ricordando che un solo grammo al giorno della sostanza in questione è più che sufficiente per qualsiasi tipo di organismo.