Nell'ansia di stimolare la popolazione a mangiare meglio si sprecano le campagne a favore del consumo di verdura e frutta..
E’ un problema che ricorre maggiormente nei paesi anglosassoni, Stati Uniti in testa e poi anche il Regno Unito (dove per esempio il governo ha disposto di vietare le pubblicità di merendine e snacks sui media televisivi e sulla carta stampata), ma anche nei paesi mediterranei, che fino ad oggi si erano in un qualche modo distinti grazie alla salutare dieta mediterranea, il problema si fa via via più pressante, soprattutto per quanto riguarda l’obesità infantile, che in alcuni casi diventa una vera e propria piaga sociale.
Nell’ansia di stimolare la popolazione a mangiare meglio si sprecano le campagne a favore del consumo di verdura e frutta, intese e propagandate come cibo più sano e salutare.
Ed in questo senso anche le più grandi catene di fast-food, da molti anni oramai sul banco degli imputati perchè accusate di offrire alla clientela cibi ricchi di grassi ed assolutamente iperproteici (avete presente il film Supersize Me?), adottano opportune strategie di vendita proponendo nel menù, accanto ai classici ipercalorici come le patate fritte e gli hamburger, un menù vegetariano e una ampia scelta di portate a base di insalata e frutta.
Questo potrebbe sembrare a prima vista l’acquisizione da parte delle catene di fast-food di una mentalità più sensibile ai problemi della salute, sebbene una ricerca condotta negli Stati Uniti, ed alcune riflessioni sui media abbiano provato che in realtà la presenza nel menù di piatti “salutari” in realtà non sposti di una virgola il problema.
Alla Duke University di Durham, in North Carolina negli USA, è stata fatta una ricerca su un campione di 100 studenti, ad una parte dei quali venivano proposti tre piatti a scelta tra i quali le patatine fritte che il 10 % degli studenti ordinava, nel secondo gruppo di studenti invece, che accanto ai tre piatti avevano anche l’opzione insalata, sono stati ben il 33 % coloro che hanno ordinato le patate fritte.
La spiegazione dei ricercatori su questo bizzarro risultato è che il solo fatto di vedere offerto in menù un piatto più sano come l’insalata ha fatto sentire i ragazzi maggiormente in pace con se stessi, e, sentendosi quindi più virtuosi, alla fine hanno poi optato per il piatto meno salutare tra tutti.
Dunque insalata e frutta nel menù ci sono, ma poi non vengono acquistati dai clienti, è questo alla fine il risultato, evidenziato oltremodo da un’osservazione comparsa sul New York Times di alcuni anni fa (2/4/2006) che si soffermava sul fatto che la presenza nel menù Mc Donald di insalata e frutta non poteva nulla contro il menù completo ad 1 $ che veniva proposto, soprattutto in quella fascia di popolazione di meno abbienti e di giovani, che, posti di fronte alla scelta, ordinavano il menù più economico e più abbondante e non certo i piatti più salutari.