Diagnosi di varicocele, operazione e rimedi

di Redazione

Il varicocele è una condizione che può essere facilmente diagnosticata e curata laddove necessario, ovvero presenti dei sintomi dolorosi e sia causa di infertilità. Scopriamo insieme le varie modalità in tal senso.

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Diagnosi di varicocele

Laddove si abbia un minimo disturbo o sospetto per ciò che riguarda l’apparato sessuale maschile è bene rivolgersi subito ad uno specialista andrologo. Per la diagnosi di varicocele sarà sicuramente importante una visita clinica con la valutazione dei sintomi visibili (testicolo più piccolo, vene più evidenti sottopelle come spaghetti, eccetera) e la palpazione dello scroto (che in tal caso evidenzierà una massa morbida e non dolente). A volte può bastare questo, ma più in generale si completa l’indagine diagnostica con una ecografia dello scroto e all’occorrenza, se c’è di mezzo un problema di fertilità, con uno spermiogramma.

Queste metodiche oltre a confermare la presenza di varicocele servono ad escludere altre patologie (come e soprattutto il tumore ai testicoli) che possono avere i medesimi sintomi del varicocele.

L’operazione per il varicocele

Se si è in presenza di  dolore, atrofia testicolare o infertilità, è spesso consigliato di sottoporsi  ad intervento chirurgico. L’intento è quello di isolare la vena interessata da sfiancamento per reindirizzare il flusso di sangue nelle vene sane.  Anche se il varicocele si sviluppa in genere tra la pubertà e l’adolescenza ancora non è chiaro se è opportuno intervenire chirurgicamente in quel momento o aspettare l’eventuale sviluppo di sintomi o problematiche. In generale in questa fascia d’età si agisce comunque in presenza di atrofia testicolare progressiva, dolore o risultati di analisi dello sperma anormale. L’intervento chirurgico in questione è abbastanza sicuro anche se può comportare qualche rischio:

  • Accumulo di liquido intorno ai testicoli (idrocele)
  • Recidiva  di varicocele
  • Danni a un’arteria

Le tecniche per raggiungere lo scopo sono diverse: la tradizionale è la cosiddetta chirurgia a cielo aperto. Questo trattamento di solito viene fatto su una base ambulatoriale, con anestesia generale o anestesia locale. Comunemente, il chirurgo raggiungerà la vena ingrossata per via trans inguinale, ma è possibile anche fare un’incisione nell’addome o sotto l’inguine.

I progressi nelle metodiche chirurgiche (grazie al microscopio o al doppler intraoperatori) hanno portato ad una riduzione delle complicanze post-chirurgiche . Si può tornare alle normali attività già dopo due giorni. Dopo 2 settimane anche a fare attività sportiva.  Il dolore di questa chirurgia è generalmente mite. Il medico può prescrivere farmaci antidolorifici per i primi due giorni dopo l’intervento.  Altresì si consiglia l’astensione dai rapporti sessuali per 1-2 settimane, mentre per confermare l’efficacia dell’intervento in fatto di fertilità, bisognerà attendere ancora 3 o 4 mesi prima di effettuare un esame dello sperma.  

C’è poi l’innovativa chirurgia laparoscopica, mininvasiva, in cui il chirurgo fa una piccola incisione nell’addome dove far passare la strumentazione comprensiva di una microcamera che permette di vedere direttamente la vena da riparare . E’ necessaria l’anestesia totale. Infine esiste la possibilità dell’embolizzazione percutanea: un radiologo inserisce un tubo in una vena dell’inguine o del collo attraverso le quali far passare gli strumenti grazie ai quali si rilascia una sostanza che provoca un blocco, un’ostruzione  della vena con varicocele, di fatto risolvendo il problema. Questa procedura viene eseguita in anestesia locale su base ambulatoriale. Non è ancora molto usata.

Rimedi casalinghi

Se si soffre di un varicocele lieve e che non influenza la fertilità, per alleviare il dolore ed il fastidio si possono provare ad assumere farmaci da banco antidolorifici, come il paracetamolo o l’ ibuprofene, oltre che indossare un sostenitore atletico per alleviare la pressione.

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Fonte: Mayoclinic

 

Foto: Thinkstock

 

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