Cos’è la cardioversione? E’ una procedura medica utile per ripristinare un ritmo cardiaco normale in alcune persone affette da aritmia. Il più delle volte si esegue inviando scosse elettriche al cuore attraverso elettrodi posizionati sul petto. Di tanto in tanto, il medico può eseguire la cardioversione utilizzando dei farmaci per ripristinare il ritmo del vostro cuore. Si parla in questi casi di cardioversione elettrica o farmacologica. Scopriamone insieme rischi e modalità procedurali.
Quando si fa
La cardioversione può correggere un battito cardiaco troppo veloce (tachicardia) o irregolare (fibrillazione). In particolare si utilizza in presenza di una problematica atriale (che si manifesta cioè a livello di atrio cardiaco): si tratta di situazioni in cui i segnali elettrici che provocano aritmia non riescono ad arrivare alle camere superiori. Si esegue dunque (in ospedale) quando il cuore non ha un battito sufficientemente efficace. Va distinta dalla defibrillazione procedura d’urgenza che si esegue quando il cuore si ferma o va in fibrillazione: questa eroga scariche elettriche molto più potenti, al cuore per ripristinarne il giusto ritmo. La cardioversione è solitamente programmata, ma come la defibrillazione, a volte può essere eseguita in emergenza.
Come si fa la cardioversione
La cardioversione elettrica come suggerisce il nome si esegue con scosse elettriche, attraverso elettrodi applicati sul torace, in genere in una struttura ospedaliera e sotto sedazione. E’ molto rapida e rapido è il ripristino del ritmo cardiaco. La cardioversione con farmaci richiede -come è facile immaginare- invece, tempistiche più lunghe. Il medico cardiologo stabirà di volta in volta la procedura migliore da adottare: una volta avviata la somministrazione di cardioversione farmacologica non sarà più possibile intervenire però con quella elettrica.
La cardioversione è una procedura che -sebbene possa essere fatta anche in situazioni d’emergenza- in genere si esegue con una certa programmazione e dunque preparazione. E’ consigliato evitare di mangiare o bere nelle 12 ore precedenti, mentre occorre chiedere al medico cardiologo che eseguirà il trattamento se è il caso di sospendere eventuali farmaci che si assumono. Abitualmente si esegue anche un ecocardiogramma preventivo (transesofageo) per escludere la presenza di coaguli di sangue a livello cardiovascolare che possono indurre a complicanze anche gravi. Se sono presenti, prima della cardioversione occorrerà seguire una terapia con antiocoagulanti.
Per la cardioversione si applicano degli elettrodi sul petto, collegati ad un generatore elettrico (defibrillatore) e si esegue una sedazione in modo da non arrecare disturbi al paziente durante la procedura elettrica. Il tutto avviene a livello ambulatoriale e dopo un’ora circa di osservazione si può tornare a casa, senza necessità di ricovero. Abitualmente, anche in assenza di coaguli si prescrive una terapia anticoagulante e spesso farmaci per la prevenzione delle aritmie.
Cardioversione cardiaca, quali rischi o effetti collaterali?
Le complicanze nella cardioversione elettrica sono rare ed in genere i medici cardiologi sono in grado di adottare tutte le misure necessarie a ridurre al minimo i rischi del caso. Tra questi comunque troviamo:
- Coaguli di sangue che si staccano e si spostano all’interno dei vasi sanguigni dando luogo a ictus (va fatta una visita approfondita prima ed eventualmente prima della cardioversione si può somministrare un farmaco anticoagulante, per almeno 4 settimane prima e dopo la terapia elettrica. )
- Aritmia: in casi rari, alcune persone che si sottopongono a cardioversione finiscono con avere alterazioni del ritmo cardiaco diverse da quella per la quale si è intervenuti: questo può capitare durante la stessa procedura o anche dopo qualche tempo.
- Ipotensione o pressione sanguigna bassa (in genere si risolve rapidamente da sola).
- Ustioni: raramente si possono manifestare dove vengono collocati gli elettrodi, ma si tratta di manifestazioni lievi.
In gravidanza
La cardioversione non è controindicata in gravidanza, si può cioè fare se necessario ma è opportuno un controllo del battito cardiaco del bimbo durante tutta la procedura.
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Fonte: Mayo Clinic
Foto: Thinkstock