Il buon umore aiuta il cuore

Secondo una recente ricerca condotta dai cardiologi dell’Università del Maryland, i cui risultati verranno ufficialmente divulgati nel corso dell’ESC Congress 2011 (l’annuale meeting internazionale dei cardiologi organizzato dall’European Society of Cardiology), sarebbe stata finalmente dimostrata la correlazione tra buon umore e benessere fisico.

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In particolare, secondo i ricercatori, ridere farebbe bene al cuore, ai vasi sanguigni e, più in generale, alla salute del sistema cardiocircolatorio, tanto quanto i farmaci (in particolare quelli anti-colesterolo) o l’attività sportiva.


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L’innovativo test messo a punto dai cardiologi statunitensi, così come spiegato dal professor Roberto Ferrari, già presidente dell’European Society of Cardiology nonché responsabile del FASC (Fondazione Anna Maria Sechi per il Cuore, uno dei più importanti centri di ricerca e cura italiani), sarebbe in realtà molto semplice e consisterebbe nella misurazione dell’espansione del tessuto endoteliale (tessuto epiteliale di derivazione mesenchimale che riveste, internamente, sia il cuore che i vasi sanguigni) in seguito alla visione di un film comico (per l’esperimento sarebbe stata scelta la commedia del 1998 campione d’incassi Tutti Pazzi per Mary) oppure di uno tragico.

Ebbene, come affermano i ricercatori, nel gruppo di controllo sottoposto alla visione della commedia il tessuto endoteliale si sarebbe espanso del 50% in più rispetto al normale.

L’evento, come è stato più e più volte dimostrato, avrebbe benefici effetti su tutto l’organismo, giacché l’espansione dei vasi sanguigni contrasterebbe, attivamente, fenomeni quali l’arteriosclerosi, gli infarti o, addirittura, gli ictus.

L’eccezionale scoperta, inoltre, sarebbe al centro di una serie di eventi collaterali al meeting dei cardiologi dell’ESC, in corso di svolgimento a Parigi, il cui scopo sarebbe quello di elaborare una serie di procedure, dall’eloquente definizione “Be happy, be healty”, volte alla diffusione del buon umore tra la popolazione europea a rischio di cardiopatia ischemica (ovverosia quella di età compresa tra i 40 e i 60 anni).

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