L-inquinamento peggiora le capacità del cuore di adattarsi all-ambiente circostante, un fattore di rischio per malattie cardiache anche molto serie.
Lo rileva uno studio che ha incluso 30 residenti nell’area di Atlanta e che presentavano malattie polmonari come la broncopneumopatia cronica ostruttiva) o malattie cardiache o precedenti casi di infarto.
I ricercatori della Harvard School of Public Health non avrebbero trovato un legame tra la variabilità della frequenza cardiaca ed i livelli di inquinamento ambientale nel territorio in cui i pazienti abitano.
Tuttavia, valutando i dati forniti per 24 ore da dispositivi di rilevazione portatili indossati dai pazienti, i ricercatori hanno scoperto una significativa associazione tra una ridotta variabilità della frequenza cardiaca e l’esposizione agli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera, tra i quali l’ossido di carbonio ed il biossido di azoto.
La variabilità della frequenza cardiaca è la misura della capacità del cuore di adattarsi ai mutamenti dell’ambiente, quando questa è debole significa che è carente la capacità del sistema nervoso autonomo di controllare il cuore.
I risultati aumentano la letteratura precedentemente realizzata in questo specifico ambito di ricerca: altri studi avevano infatti già in passato evidenziato un aumento del rischio di infarto per le persone esposte al traffico automobilistico.
Lo studio è di recente comparso sulla rivista medica Journal of Occupational and Environmental Medicine.