La dimetilamilamina, contenuta in molti integratori, associata alla caffeina causa gravi problemi cardiovascolari. L’allarme dalla Fda
Assumere integratori può essere molto pericoloso e causare gravi problemi di tipo cardiovascolare, aumentando il rischio di infarto, ipertensione, respiro corto.
Sarebbero questi i rischi che si corrono se si assumono integratori che contengono dimetilamilamina (dmaa), messa sotto accusa dall’ente governativo statunitense per la regolamentazione dei farmaci (Fda) in seguito a ben 86 segnalazioni di casi di malattie e morti legate a questo particolare prodotto.
Attenzione perché se l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) già nel 2009 aveva messo al bando la dimetilamilamina tanto che attualmente la vendita è vietata anche Italia, è pur vero che il prodotto continua a circolare impunemente in Europa.
Il rischio maggiore viene dal fatto che può essere acquistata direttamente su internet: inoltre gli integratori che provengono da Stati Uniti e Canada contengono dimetilamilamina, ma vengono distribuiti in Europa. Se negli Stati Uniti, l’Fda ha cominciato a esortare i consumatori a non comprare questi prodotti in seguito alle segnalazioni, è anche vero che è necessario imparare a leggere con cura le etichette.
La dimetilamilamina infatti può essere presente sotto altri diversi nomi come la metilexanamina, 2-amino-4-metilexano, estratto di radice di geranio, olio di geranio, 1,3 dimetilamilamina, pentilamina, geranamina, fortano.
La dimetilamilamina in realtà è uno stimolante naturale che viene utilizzato in moltissimi integratori diversi, da quelli dietetici, utilizzati per perdere peso, a quelli degli sportivi, utili per poter migliorare le loro prestazioni agonistiche.
Sebbene sia un prodotto naturale però, può diventare molto pericolosa se associata alla caffeina scatenando numerosi problemi di carattere cardiovascolare.
Il nuovo allarme a livello europeo è stato di recente lanciato dalla Svezia che ha segnalato che prodotti contenenti la dmaa provenienti da Stati Uniti e Canada sono stati distribuiti in 34 diversi paesi europei, inclusa l’Italia.
Secondo gli esperti il problema reale consiste nel fatto che purtroppo gli integratori non sono ancora sottoposti al controllo e agli test di sicurezza dei farmaci.
Foto Thinkstock