La pressione alta ha assunto delle proporzioni assolutamente preoccupanti: il numero di ipertesi nel mondo è raddoppiato negli ultimi 40 anni ed ha raggiunto la cifra record di 1,13 miliardi. A dirlo è l’ultimo studio scientifico al riguardo, il più grande del genere, che suggerisce anche il modo per contrastare questa che a tutti gli effetti non può che essere considerata un’epidemia.
Lo studio
E’ stato pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet ed è il più vasto condotto finora al riguardo. Finanziato da Wellcome Trust e condotto dagli scienziati dell’Imperial College London, è unanalisi dettagliata di 1479 indagini condotte nel mondo dal 1975 al 2015 su popolazioni con più di 18 anni: ha coinvolto quasi 20 milioni di persone, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e tantissimi scienziati di altrettanti enti di ricerca tra cui l’italiano ISS (Istituto Superiore di Sanità). La vastità dei dati analizzati ha permesso un quadro della situazione a livello globale piuttosto certo: rispetto a 40 anni fa gli ipertesi sono raddoppiati (anche grazie a maggiore attenzione a questa malattia e dunque alle diagnosi più numerose); si è rilevato un minor numero di casi rispetto al previsto nei Paesi industrializzati ed un aumento in quelli più poveri, a basso e medio reddito; gli ipertesi sono in prevalenza uomini, ma non si può parlare di malattia di genere in quanto i numeri non mostrano una grandissima differenza tra i sessi: 597 milioni di uomini con ipertensione contro contro 529 milioni di donne.
Come evitare la pressione alta
La pressione alta è legata ad alcuni fattori di rischio ben noti (obesità, alimentazione sbagliata, fumo di sigaretta, sedentarietà, età, genere, eccetera) alcuni dei quali facilmente evitabili modificando lo stile di vita. Ed una conferma ci arriva anche da questo studio scientifico: la diminuzione dei casi nei Paesi più ricchi è dovuto alle diagnosi precoci ed al repentino accesso alle terapie, senza contare l’attenzione all’alimentazione più sana (e quindi con un maggior consumo di frutta e verdura) e ad altri fattori di rischio “modificabili” (come l’abbandono del sovrappeso o della sedentarietà) . Di contro nei Paesi più poveri predomina una dieta squilibrata, ricca di calorie, grassi saturi di origine animale, colesterolo e sale, nonché povera di frutta e verdura, fin dalla tenera età, cosa che aumenta il rischio di incappare in pressione alta in età adulta.
I valori di riferimento
Nello studio i valori di riferimento della pressione sono stati valutati su parametri ben noti: la pressione sistolica o massima (quando il cuore pompa il sangue nei vasi sanguigni) e quella diastolica o minima (la resistenza del sangue all’interno dei medesimi vasi) espresse in millimetri di mercurio (mmHg). I valori oltre i quali si parla di pressione alta sono rispettivamente quelli pari o superiori a 140/90 mmHg.
I rischi
Questa pressione alta impone sui vasi sanguigni e sugli altri organi coinvolti uno sforzo notevole che alla lunga (o all’improvviso come nel caso di un ictus) può arrecare danni gravi. Parliamo di danni alle arterie, al cuore, al cervello, ai reni. Nello specifico l’ipertensione è la prima causa di malattie cardiovascolari a livello mondiale capaci di sviluppare infarto e ictus, che sappiamo essere la prima causa di morte e morbilità (malattia).
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Fonte: ISS
Foto: Thinkstock