Aspirina in gravidanza e infertilità maschile

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Assumere aspirina per lunghi periodi durante la gravidanza può essere rischioso per gli organi genitali dei nascituri maschi.
Questo è quanto si è evinto da uno studio effettuato da alcuni ricercatori dell’università di Copenhagen, secondo i quali l’uso prolungato di questi farmaci potrebbe favorire l’incidenza di criptorchidismo ovvero la mancata discesa del testicolo nel sacco scrotale: una patologia che può in età adulta, provocare un rischio molto elevato di tumore ai testicoli ed una ridotta produzione di sperma.
Il paracetamolo aumenta il rischio di questo disturbo, arrivando persino a raddoppiare l’incidenza, mentre l’assunzione di aspirina ed ibuprofene potrebbe addirittura quadruplicarlo.

Celiachia e gravidanza a rischio

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La celiachia può provocare l’interruzione di gravidanza perchè, se non curata, divora la placenta, distruggento il luogo in cui il feto si sviluppa e cresce.
Questa scoperta è stata fatta dai ricercatori del policlinico Gemelli di Roma i quali hanno riscontrato un legame profondo tra la malattia e gli aborti precoci.
Molte donne che soffrono di celiachia, se non la curano durante la gravidanza hanno probabilità molto elevate di perdere il bambino, ma il problema è che molte donne con questo tipo di problema ginecologico non sanno di essere celiache, per cui non possono evitare la perdita involontaria del feto.

Gravidanze durante l’attentato dell’11 Settembre

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Il giorno in cui ci furono gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle di New York si stima che nei paraggi ci fossero all’incirca 1700 donne incinte.
La domanda che sorge spontanea è se la paura che hanno provato in quel momento si sia poi trasmessa ai feti.
Questo quesito se l’è posto il Discover Magazine al quale ha risposto Rachel Yehuda psichiatra del Veterans Affairs Medical Center, sostenendo di sì, che può essere stato trasmesso ai feti.
La dottoressa è una dei massimi conoscitori mondiali nel campo del disturbo post traumatico da stress e durante la sua carriera si è spesso occupata di sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti e di reduci della guerra del Vietnam.

Fecondazione in vitro

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La fecondazione in vitro o FIVET (Fertilizzazione in vitro con Embryo Transfer ) è una tecnica di fecondazione molto comune che permette di fecondare l’ovulo in una provetta, per poi spostare l’ embrione formatosi nell’ utero.
Questa tecnica fu inventata da Robert Edwards ( che ha appena vinto il Nobel per la medicina ) assieme al ginecologo Patrick Steptoe e nel 1978 nacque la prima bambina in provetta , Louise Brown.
La procedura della FIVET è la seguente: vengono iniettati alla donna dei farmaci che hanno lo scopo di creare più ovuli per poter poi prelevare un maggior numero di ovociti che una volta maturati vengono estratti dall’ utero e messi in un apposito recipiente assieme ai gameti maschili e si aspetta che gli spermatozoi penetrino l’ ovocita.

Nobel a Robert Edwards per la fecondazione in vitro

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L’ inventore della fecondazione in provetta, l’ inglese Robert Edwards è il vincitore del Nobel per la medicina 2010.
Edwards è stato il pionere di una tecnica medica che ha influenzato la società dal 1978 ad oggi facendo sì che più di 4 milioni di persone sono nate con questo metodo.
La prima è stata nel 1978 Louise Brown, prima bambina in provetta, che oggi gode di ottima salute e trascorre una vita normale, ed Edwards ha raggiunto questo risultato strabiliante grazie anche al ginecologo Patrick Steptoe, morto nel 1988, il quale avrebbe vinto anche lui il Nobel se non fosse che non vengono assegnati postumi.
La fecondazione in vitro comunque è la vera vincitrice, la tecnica innovativa grazie alla quale dalla fine degli anni settanta ad oggi ha permesso a molte coppie sterili di poter concepire bambini.

La procreazione assistita influenza il sesso dei nascituri

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Pare che alcuni dei trattamenti di fecondazione assistita possano influenzare il sesso dei nascituri in misura così è elevata che un maggiore ricorso alle procedure potrebbe distorcere gli equilibri di genere, creando seri problemi demografici. Alcuni ricercatori australiani hanno constatato che un particolare tipo di fecondazione in vitro aumenta esponenzialmente le possibilità di concepire un figlio maschio fino al 56% mentre un altro tipo di fecondazione la riduce del 48,7%.
Questo effettivamente potrebbe creare dei problemi se si riflettesse attraverso la popolazione , anche se per ora non è abbastanza marcato da poter essere utilizzato dalle neo coppie per la scelta del esso del nascituro.

Mamme dopo i 35 anni

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Ormai l’età per avere un figlio viene sempre più ritardata per una serie di cause che coinvolgono gran parte delle donne in primis il lavoro stabile e un compagno con cui relizzare il sogno della maternità.
In media si ha il primo figlio verso i 30 anni e le gravidanze dopo i 35 sono diventate all’ordine del giorno. E’ vero che con l’avanzare inevitabile dell’età la fertilità nella donna diminuisce notevolmente e l’ invecchiamento condiziona la capacità di concepire.

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