L’ecstasy lascia intatte le facoltà cognitive

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Questa notizia sarà sicuramente una fonte di polemiche: l’ecstasy non provoca conseguenze a livello cognitivo in chi ne fa uso.
Questo studio effettuato da alcuni ricercatori americani e pubblicato sulla rivista Addiction dimostrerebbe che la droga sintetica non provocherebbe dei danni permanenti alle facoltà mentali e cognitive nelle persone che l’assumono.
A questa conclusione si è arrivati perchè si sono analizzati i soggetti che consumavano solo questo tipo di droga, non associandola così a cocaina, fumo, alcol o crack per esempio che potevano sfalsare i risultati.

Il pessimismo è innato, è scritto nel DNA

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Sembra incredibile, ma gli studiosi hanno dimostrato che il pessimismo in alcune persone è innato.
Un team di ricercatori dell’Università del Michigan ha dimostrato che una certa sostanza chimica che è presente all’interno di alcune cellule del cervello ha una stretta correlazione con una visione negativa della vita.
Quindi a differenza di una semplice depressione stagionale o una depressione post partum, ad esempio, che possono essere curate ed indotte da circostanze esterne.
La scarsità della molecola neuropeptide Y (NPY) è il fattore che distingue le persone che sono pessimiste di natura e hanno così una reazione molto difficile e faticosa di fronte ad eventi stressanti.

Un gene caratterizza l’impulsività maschile

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Abbiamo parlato recentemente del fatto che la rabbia può essere il motore che spinge le persone verso il raggiungimento di obiettivi che normalmente sarebbero difficili da raggiungere e di come però questo può provocare problemi caridaci seri, soprattutto nelle donne in carriera che si trovano a dover fronteggiare lo stress e l’ansia.
Invece a determinare i comportamenti violenti ed impulsivi negli uomini, pare che sia un fattore genetico che riguarda un recettore del cervello, che spingerebbe ad atteggiamenti violenti, che spesso vengono aumentati esponenzialmente con il consumo di alcol.

Sindrome di Samo: una malattia curiosa

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Abbiamo parlato di fobie e paure e abbiamo trattato dell’avversione al sesso, oggi invece vogliamo approfondire la sindrome di Samo.
La sindrome di Samo è un disturbo che coinvolge la sfera dell’affettività e della sessualità e si presenta come un forte attaccamento da parte di una persona sana verso una partner malato, sviluppando un forte desiderio di avere rapporti sessuali con persone infette, in particolar modo che abbiano malattie sessualmente trasmissibili.
Il nome della malattia ha origine da un’ isola del Mar Egeo in cui, veniva ospitato un lebbrosario che non era isolato dal resto della comunità, tanto che alle persone sane era consentito sposarsi con quelle malate.
Avvenne un fatto però molto particolare di una ragazza che si innamorò di un lebbroso che fece qualsiasi cosa per attaccarle la malattia di modo che potesse morire prima di lui, ma ciò non avvenne perchè la ragazza non si ammalò mai.

L’Amigdala a cosa serve?

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Chiunque di noi ha almeno una fobia o una paura che gli provoca disagio ed ansia, fino a sfociare in vere e proprie fobie patologiche e particolari che possono dar luogo ad attacchi di panico.
Tutto questo si realizza grazie all’amigdala, una struttura cerebrale a forma di mandorla che risiede nel lobo temporale davanti all’ippocampo.
Le sue funzioni principali sono quelle di immagazzinare le notizie e di comandare una reazione in particolari situazioni, con pensieri ed azioni che richiamano alla memoria esperienze dello stesso tipo e che hanno insegnato al cervello a reagire.
Queste emozioni che scaturiscono da questo nucleo di neuroni sono indipendenti dalla nostra volontà e quindi dal pensiero razionale.

Problemi della personalità correlati alla stanchezza cronica

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Da un recente studio è emerso che la stanchezza cronica, a cui molti non sanno reagire, è correlata a i disturbi di personalità.
In particolar modo i soggetti che soffrono di disturbi depressivi, ansia cronica e comportamenti ossessivo -compulsivi sono spesso afflitti da una generale spossatezza.
In un esperimento condotto da alcuni medici americani è stato dimostrato che su una totalità di soggetti afflitti da stanchezza cronica, la maggior parte soffriva anche di disturbi della personalità.
Il sintomo più comune tra queste persone era la maladattività, con la presenza di tratti schizoidi e paranoidi, comportamenti asociali e continui sbalzi di umore.

Trasgressione, cosa significa

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Secondo la psicologia, la trasgressione è considerata un elemento di fondamentale importanza per la crescita individuale di ogni essere umano.
Jung parla di “legge del proprio essere”, indicando quella spinta dentro ognuno di noi che ci porta a diventare noi stessi nonostante le nostre difficoltà interiori o le circostanze esterne che palesano spesso e volentieri dei conflitti di ogni genere.
La trasgressione ha una funzione catartica molte volte e serve a superare un momento della vita drammatico che trova la sua soluzione in un’azione inconsueta e quindi trasgressiva poichè diversa dal solito modo di agire.
Nell’ambito dei rapporti tra uomo e donna, la trasgressione spesso viene associata al tradimento di uno dei due partner, nonostante spesso questo provochi, in chi lo subisce degli stati d’animo che spesso possono sfociare in ansia e depressione.

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