In primavera gli adolescenti tendono a dormire meno

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Le giornate che si allungano dalla primavera in avanti inducono nei giovani dei profondi cambiamenti ormonali, che li portano ad andare a letto più tardi con la conseguenza di provocare anche una serie di problemi come la carenza di sonno ed il cambiamento di umore.
Lo ha osservato un nuovo studio su 16 studenti iscritti all’ottavo anno di una scuola di New York, per i quali i ricercatori hanno valutato i livelli di melatonina, un ormone che indica all’organismo l’approssimarsi della notte, che cominciano ad aumentare nelle ultime 2-3 ore di veglia.

Siamo più tristi al giovedì sera e più felici alla domenica, secondo Twitter

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Le persone sono più felici alla domenica mattina e più tristi nella sera del giovedì. E’ questo il risultato di una curiosa ricerca svolta da scienziati della Northeastern University di Boston, che ha voluto studiare un campione davvero enorme di messaggi (300 milioni) pubblicati sul celebre social network Twitter. La ricerca, che ha preso in considerazione i “tweet” pubblicati sul sito dal settembre 2006 all’agosto 2009, si è basata su una lista di parole specifica, Affective Norms for English Word, che categorizza le parole ed affibbia loro un punteggio in base alla loro connotazione: per esempio la parola “matrimonio” viene associata a felicità, mentre “annoiato” viene valutata come una parola che indica un umore triste.

Bambini di coppie omosessuali hanno un normale sviluppo

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I bambini adottati da coppie omosessuali, gay o lesbiche, si sviluppano nello stesso modo che quelli allevati nelle famiglie eterosessuali.
E’ quanto suggerisce un nuovo studio su un campione di bambini in età prescolare adottivi, residenti in diverse località degli Stati Uniti.
I ricercatori hanno rilevato che lo sviluppo psico-fisico dei bambini era buono indipendentemente dal fatto che i loro genitori fossero gay, lesbiche o eterosessuali.

L’affetto della mamma promuove un più sano sviluppo emotivo da adulti

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Più una madre accudisce il suo bambino con calore ed affetto, più quest’ultimo avrà meno problemi di ansia, ostilità e disagio nelle relazioni una volta adulto.
Lo suggerisce una recente ricerca realizzata dalla dottoressa Joanna Maselko della Duke University, pubblicata di recente sull’ultimo numero della rivista Journal of Epidemiology e Community Health.
La ricerca si è basata sul monitoraggio di un campione di 482 bambini, seguiti dall’età di 8 mesi fino ai 34 anni di età in media.

Insicurezza nei rapporti interpersonali fattore di rischio per diversi disturbi

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Le persone che si sentono insicure nei rapporti interpersonali possono avere un rischio maggiore di malattie, cardiovascolari e di altro tipo, secondo quanto risulta da una ricerca di recente effettuata da scienziati canadesi della Acadia University.
Grazie all’analisi di dati forniti da uno studio di vasta portata negli Stati Uniti, lo US National Comorbidity Survey Replication, i ricercatori, che hanno valutato un campione di 5.645 adulti, di teà compresa tra i 18 ed i 60 anni, hanno scoperto che le persone che hanno un comportamento denominato “avoidant attachment” (attaccamento ansioso-evitante)ovvero si sentono incapaci di avvicinarsi agli altri o avere persone che dipendono da loro, risultano avere un’associazione evidente con alcuni tipi di dolore cronico come frequenti mal di testa.

Farmaci ed alcool somministrati ai bambini come forma di abuso sui minori

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L’uso dannoso di alcol e di farmaci è una forma sottostimata e non riconosciuta di abuso sui minori. Lo sostiene un recente studio statunitense che ha esaminato i casi di abuso sui bambini correlato all’utilizzo di farmaci ed altre sostanze tra il 2000 ed il 2008, raccolti all’interno di un vasto database nazionale, il National Data System.
I casi presi in considerazione comprendevano l’uso di alcool, analgesici, sedativi della tosse, medicine per il raffreddore, sonniferi e psicofarmaci.

Mancanza di un’abilità sociale alla base del bullismo

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Giovani e ragazzi che mancano di una capacità sociale molto importante che in inglese viene identificata con il termine “problem solving” sono più a rischio di diventare bulli o di essere vittime del bullismo.
Lo rivela uno studio di ricercatori statunitensi che hanno esaminato 153 studi realizzati negli ultimi 30 anni.
Un bullo tipico, commentano i ricercatori della Louisiana State University, ha problemi nel risolvere i problemi con gli altri e spesso ha anche problemi didattici.
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