Il caso del dottor Zamboni ormai è diventato un caso nazionale tanto che è sorto un gruppo su Facebook di 30 mila iscritti che fa da collante tra malati e parenti
Il fatto è, che complici le campagne mediatiche, molte persone si stanno rivolgendo al dottor Zamboni con la speranza di poter avere una cura definitiva alla malattia, che , secondo il dottore, ha una stretta correlazione con la CCSVI, una patologia che provoca il restringimento delle vene che portano il sangue al cervello, formando dei ristagni all’interno di quest’ultimo.
Come la cura Di Bella insegna però, è importante non farsi entusiasmare dalla popolarità, ma restare con i piedi ben piantati per terra.
In proposito il dottor Zamboni afferma: “il messaggio da dare ai malati è quello che non ci dobbiamo attendere una cura per la disabilità. Abbiamo osservato che ci sono dei segnali di miglioramento della qualità della vita, per esempio nell’affaticamento cronico o nella perdita della memoria. Noi, al massimo, vogliamo aiutare a prevenire la disabilità, attraverso questo trattamento che si aggiunge alla terapia farmacologica da non interrompere.”
Questo proprio per non creare false aspettative nei malati che trovano in questo metodo la possibilità concreta di una totale guarigione.
E’ vero anche che ci sono molte testimonianze di persone guarite grazie all’angioplastica effettuata per ridurre le stenosi venose, ma oggi è solo in fase di sperimentazione.
Si stanno mobilitando molti malati di sclerosi multipla, che hanno come portavoce la vedova di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani, affinchè il ministro Fazio dia il via alle sperimentazioni su larga scala di modo che i malati possano avere una speranza di guarigione.