Quando si parla di cheloide si fa riferimento ad una cicatrice inspessita, che si manifesta come un condoncino o un bozzo in rilevo sulla pelle, di solito liscia e rosa/viola: tende purtroppo ad ingrandire nel tempo anziché diventare meno visibile come nelle cicatrici normali.
Il cheloide non è una cicatrice ipertrofica
Una volta che la pelle viene lesionata si crea, al momento della guarigione, nuovo tessuto cutaneo, ovvero una cicatrice che è abitualmente piatta. Alcune volte si può creare un’ipertrofia che corrisponde ad un addensamento della cute, limitato ai margini della ferita, solitamente rosso: questa condizione è detta cicatrice ipertrofica che nel tempo può abbassarsi da sola, oppure essere aiutata attraverso una terapia di iniezioni di cortisone. I cheloidi invece si possono sviluppare dopo la prima fase di guarigione ed oltrepassare il limite della ferita. Compaiono abitualmente dopo un intervento chirurgico o lesioni, ma possono anche manifestarsi spontaneamente o in conseguenza di una lieve infiammazione, come quella dovuta ad acne, oltre che ad ustioni e piercing.
I sintomi correlati alla cicatrice cheloide e le cause
L’ispessimento cicatriziale tende a dare prurito ed essere morbido al tatto. In alcuni casi se toccati i cheloidi possono anche dare una sensazione dolorosa. Non sono note le cause, cioè il come e perché si sviluppano in certi individui e situazioni e non in altre: si ritiene che vi sia un’anomalia nei segnali cellulari che regolano la crescita dei tessuti, ma ancora nulla al riguardo è stato codificato con certezza. Sono egualmente presenti negli uomini e nelle donne, meno frequenti nei bambini e nelle persone anziane, si sviluppano più spesso sul torace, sulla schiena, le spalle ed i lobi delle orecchie, raramente sul viso.
La cura dei cheloidi
Un cheloide che provoca prurito ed irritazione cronica può richiedere la necessità di un trattamento, come pure la sua posizione antiestetica. Attualmente esistono numerose possibilità di trattamento, più o meno efficaci a seconda dei casi e sono le seguenti:
- Iniezioni di cortisone: sicure e non troppo invasive e dolorose. Si effettuano in genere una volta al mese fino al miglioramento della condizione che consiste nell’appiattimento del cheloide. Questo trattamento però può avere delle complicanze (formazione di capillari superficiali) o non essere sempre efficace.
- Chirurgia : togliere un cheloide con un’incisione significa di rischiare di svilupparne un altro. Alcuni chirurghi plastici dopo l’asportazione iniettano steroidi o applicano medicazioni a pressione sulla ferita. Possono essere utilizzate con il medesimo scopo anche radiazioni post operatorie.
- Laser : il laser pulsato è sicuro, abbastanza efficace e non molto doloroso, ma possono essere necessarie diverse sedute di trattamento, anche piuttosto costose.
- Fogli di silicone : consiste nell’applicare un foglio di gel di silicone sulla zona interessata per diverse ore al giorno per settimane o mesi, con risultati variabili. Difficile da portare a termine.
- Crioterapia: congelamento del cheloide con azoto liquido: funziona ma può scurire la pelle.
- Interferone: si tratta di proteine prodotte dal sistema immunitario che secondo alcuni studi recenti sembrano essere efficaci.
- Fluorouracile: iniezioni di questo agente chemioterapico da solo o insieme con steroidi, sono state utilizzate anche per il trattamento di cheloidi.
- Radiazioni
Fonte: Medicinet.com
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