Una nuova ricerca evidenzia come l'uso di una pompa per l'insulina è altamente efficace nel trattare il diabete di tipo 1, ed è più comoda delle consuete tre iniezioni quotidiane.
Il diabete di tipo 1 occorre quando il pancreas della persona colpita non è in grado di secernere insulina a sufficienza, provocando un aumento pericoloso dei livelli di glucosio nel sangue. Tali livelli elevati e cronici possono portare a diversi disturbi e complicazioni, tra le quali infarto, cecità e problemi al sistema circolatorio.
La maggior parte delle persone che sono in questa condizione solitamente utilizzano come trattamento terapeutico iniezioni di insulina per più volte al giorno.
Altri pazienti invece utilizzano una pompa che fornisce in maniera continuativa piccole dosi di insulina, senza il fastidio delle iniezioni.
I numerosi studi finora realizzati, secondo gli autori della recente ricerca condotta per conto della Cochrane Collaboration, un’organizzazione statunitense indipendente che si occupa di valutare l’efficacia dei trattamenti medici, sono stati di scarsa qualità, e quindi non c’era fino ad oggi un valido raffronto tra l’efficacia dei due tipi di trattamento.
Per la nuova ricerca si è analizzata, in 23 differenti studi che hanno coinvolto un campione di 976 adulti, la differenza tra i due trattamenti.
Per valutare l’efficacia dei quali si è utilizzato un marcatore dei livelli di glucosio nel sangue, il livello di emoglobina A1c, nonché l’incidenza alta o bassa di glucosio nel sangue.
I partecipanti che hanno utilizzato la pompa di insulina risultavano avere livelli significativamente più bassi di emoglobina A1c, mentre non risultavano significative differenze per quanto riguardava i livelli, bassi ma non gravi, di glucosio.
A parità quindi di efficacia, la pompa per l’insulina è dunque un’alternativa comoda soprattutto per coloro che sono affetti da diabete di tipo 1 cronico perchè permette di evitare il ricorso alle iniezioni.
Il Dott. Ramin Alemzadeh, direttore del Programma Diabete presso l’ospedale pediatrico di Milwaukee nel Wisconsin, commentando i risultati dello studio avverte tuttavia che, per quanto riguarda la loro esperienza il miglioramento significativo di emoglobina A1c che si verifica a distanza di sei mesi un anno si stabilizza poi in seguito, indipendentemente dal metodo utilizzato, e che quindi non ci si devono aspettare miglioramenti di grande rilievo che dipendano dall’uso di uno o dell’altro trattamento.