Esiste una relazione tra l'aumento dell'obesità e quello della demenza senile? Secondo un recente studio si.
Secondo uno studio pubblicato di recente sul Journal of the American Geriatric Society questa connessione potrebbe davvero esserci.
I ricercatori della Northwestern University Feinberg School of Medicine hanno voluto esaminare i dati raccolti all’interno del vasto studio Women’s Health Initiative. Uin particolare hanno concentrato la loro attenzione su 8.745 volontarie che hanno partecipato a studi clinici di terapia ormonale sostitutiva e di età superiore ai 65 anni.
Per questa fascia di pazienti erano disponibili dati riguardanti altezza e peso (e quindi il loro indice di massa corporea), ed una misurazione standard delle loro funzioni cognitive (un test chiamato Modified Mini-Mental State Examination).
Nel complesso, i ricercatori hanno trovato che le pazienti con l’indice di massa corporea più elevato aveva un punteggio minore nel test sulle funzioni cognitive.
Per ogni punto in più dell’indice di massa corporea il punteggio dei test cognitivi si riduceva di quasi un punto.
Una tendenza globale dichiarata statisticamente significativa.
I ricercatori suggeriscono che problemi di circolazione ed infiammazioni causate dall’obesità possono provocare danni al cervello che di conseguenza possono accentuare lo sviluppo di forme di demenza senile.
Ulteriori analisi hanno però dimostrato come tali osservazioni non fossero valide in tutti i campi. Per esempio il 25% delle donne che presentavano una alto rapporto vita-fianchi risultavano ottenere buoni punteggi ai test cognitivi.
L’obesità addominale, spiegano i ricercatori, potrebbe dunque essere associata ad un miglior funzionamento cognitivo, perchè le cellule del grasso addominale producono estrogeni, ormoni che sarebbero efficaci nel potenziare la funzionalità cerebrale.
Forse, concludono, gli estrogeni nel grasso dell’addome sono sufficienti a contrastare gli effetti negativi dell’obesità sulla funzione cognitiva.