Una recente ricerca da parte di scienziati statunitensi della Rockefeller University ha scoperto che nella produzione di “colesterolo cattivo” un ruolo importante è giocato da una singola proteina, denominata PXR.
E’ la prima volta che un equipe di ricercatori riesce a provare l’impatto diretto di questa proteina nel bilanciamento dei livelli di colesterolo nel corpo.
A differenza di altre proteine presenti nei recettori del fegato, la PXR sembra essere in grado di attivarsi per almeno un centinaio di sostanze chimiche diverse, tra queste per esempio anche il cafestrolo presente nel caffè, e diverse sostanze che presenti nei farmaci, come la rifampicina per il trattamento della tubercolosi, il ritonavir, una farmaco retrovirtale per la cura dell’HIV, oppure ancora di farmaci anti-epilettici come il fenobarbital o la carbamazepina.
Quando viene attivata, la proteina PXR, che risiede nel nucleo delle cellule epatiche negli animali e nell’uomo, si lega con il DNA attivando i geni che regolano il modo in cui le sostanze chimiche sono metabolizzati ed eliminati dal fegato.
I ricercatori hanno valutato tale effetto su topi da laboratorio, ai quali è stato somministrato un attivatore specifico della proteina PXR. Dopo due settimane, se i livelli di colesterolo buono risultavano invariati, la produzione di colesterolo cattivo è invece aumentata di quasi sei volte.
Diversi i target della proteina individuati dagli scienziati, come l’enzima CYP39A1, che metabolizza il colesterolo, una proteina denominata Apo-IV il cui ruolo è quello di sintetizzare nell’intestino il grasso, ed un gene denominato CD36 implicato nella procedura di assorbimento del colesterolo cattivo delle cellule.
I ricercatori oltre a suggerire che certe terapie farmacologiche a lungo tempo possono cronicizzare l’attivazione della proteina, contribuendo ad alzare i livelli di colesterolo dannoso, sostengono che anche nell’ambiente che ci circonda possono essere presenti molte sostanze chimiche in grado di attivare la proteina PXR.
Un fattore questo da tenere in considerazione per scoprire quali ambienti sono particolarmente nocivi per l’uomo perchè possono contribuire ad una produzione elevata di colesterolo cattivo.