Una recente campagna pubblicitaria di sigarette negli Stati Uniti accusata di avere come target un pubblico di adolescenti.
Negli ultimi giorni, grazie ad un nuovo studio, è scoppiata un’aspra contesa che vede schierati da una parte l’industria del tabacco e dall’altra un’importante associazione contro il tabacco, l’American Legacy Foundation, e recenti studi medici realizzati da ricercatori del Moores Cancer Center presso l’Università di San Diego in California.
Il nocciolo della questione è una recente campagna pubblicitaria realizzata per Camel, che sembra aver attratto particolarmente l’attenzione delle ragazze, dai 12 ai 16 anni a causa di come essa è stata confezionata.
Già nel 1998 le industrie del tabacco avevano accettato di evitare pubblicità per le sigarette che potessero avere come target gli adolescenti, ma sembra che quest’ultima pubblicità, che appare su giornali e riviste come Vogue, Cosmopolitan o Glamour, sia invece particolarmente penetrante tra il pubblico adolescenziale, soprattutto femminile.
Come rivela lo studio, recentemente pubblicato su Pediatrics, e che ha compreso un campione di 1036 adolescenti. La campagna pubblicitaria, iniziata nel 2007, non era solo impostata sulla grafica, ma anche su una serie di gadgets, tra i quali lucidalabbra, accessori per il cellulare, portafogli e braccialetti.
Se un portavoce della R.J. Reynolds, l’azienda produttrice delle Camel, sostiene che hanno rispettato le regole ribadendo che le riviste su cui sono pubblicati gli annunci hanno un target dell’85% di pubblico adulto, dall’altra i ricercatori hanno evidenziato come il 22% delle ragazze coinvolte nello studio si ricordavano bene del marchio Camel, e le indicavano come le loro sigarette favorite.
Il che dimostra che la campagna pubblicitaria in questione è effettivamente in grado di far presa su un pubblico di adolescenti.
Essere in grado di ricordare una pubblicità su tabacco e sigarette, ribadiscono gli autori dello studio, è un segnale importante di propensione a diventare in futuro fumatori. I ragazzi non fumatori che sanno ricordare il marchio di una sigaretta ed indicarne uno favorito hanno una hanno probabilità del 50% più alta di iniziare a fumare.
Secondo Tom Glynn, responsabile della American Cancer Society, sebbene vi sia l’accordo a non utilizzare come target gli adolescenti, le pubblicità che potenzialmente potrebbero attrarre i più giovani e rendere attraente il fumo sono in crescita.