Wi-Fi e danni seminali

di Redazione

Il Wi-Fi avrebbe dimostrato la capacità di ridurre la mobilità degli spermatozoi nonché di indurre rilevanti mutazioni geniche.

Per i device tecnologici di ultima generazione, purtroppo, sembrerebbe non esserci tregua e, stanti così le cose, potremmo assistere ad una completa nonché totale revisione del mondo in cui viviamo e degli strumenti e dei mezzi attraverso cui lo viviamo.

Dopo le accuse, che esprimono semplicemente un sospetto, avanzate dal Consiglio Superiore di Sanità sui cellulari cancerogeni, sono giunti oggi i risultati di un’altra interessante ricerca, questa volta di origine argentina, in particolare della clinica Nascentis Medicina Reproductiva di Cordoba, secondo la quale il Wi-Fi, abitualmente e quotidianamente utilizzato dalla maggior parte della popolazione mondiale grazie a computer, telefonini, tablet e quant’altro, potrebbe causare la perdita di mobilità a danno degli spermatozoi se impiegato nei pressi dell’area genitale maschile.

INFERTILITÀ MASCHILE: NO ALLA BICICLETTA

Al fine di dimostrare la veridicità di questa intuizione, i ricercatori della succitata clinica di fertilità avrebbero posizionato il seme, prelevato ad alcuni volontari, in parte immediatamente nei pressi di un computer portatile acceso e dotato di Wi-Fi funzionante, in parte nella medesima stanza, dunque sottoponendolo alle medesime condizioni ambientali, bensì molto distante dal computer. Inoltre, per far si che l’esperimento desse uno spettro di risultati quanto più vasto ed appropriato possibile, il campione di seme donato dal singolo volontario sarebbe stato diviso in due metà, così da posizionarne una vicino al computer, l’altra distante. Ciò è stato fatto, naturalmente, per evitare che i risultati venissero inficiati dalle qualità intrinseche del liquido seminale prelevato e si potesse dunque fare una media sulla quale effettuare l’esperimento.

SESSO MIGLIORA QUALITÀ SPERMATOZOI

Esperimento che, purtroppo per tutti gli uomini del pianeta, avrebbe dato i risultati sperati dai ricercatori. A quattro ore dall’inizio dell’esperimento, infatti, i medici della Nascentis Medicina Reproductiva di Cordoba, avrebbero verificato come il 25% degli spermatozoi di ogni singolo campione sottoposto a Wi-Fi avesse perso qualsiasi mobilità, contro il 14% rilevato nei campioni posti a distanza, e come il 9% avesse subito modificazioni a carico del DNA, evenienza riscontrata solamente nel 3% degli spermatozoi posizionati lontano dal succitato computer.

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