Per la cura dei tumori si stanno facendo passi da gigante ed i medici stanno testando sui pazienti i farmaci biotecnologici per debellarli in modo definitivo
Questo fa parte della cosidetta terapia mirata, che comporta terapie a bersaglio ( infatti da qui il nome target teraphy) o la personalizzazione nella cura delle neoplasie.
Come agiscono i biofarmaci? Combattendo i geni anomali delle cellule tumorali ed è stato riscontrato che vi è stato un incremento di guarigioni del 5% per quanto riguarda le neoplasie al seno, al colon, ai polmoni ed addirittura per quanto riguarda anche la cura della leucemia e l’artirte reumatoide.
Poichè i farmaci bioteconologici hanno un brevetto e quindi una scadenza, altre aziende farmaceutiche prendono in mano il farmaco e ne ne creano un simile chiamato farmaco biosimilare, che ha costi nettamente inferiori all’originale in quanto viene abbattutto il costo relativo alla ricerca.
Il problema però che sussiste in questi casi è la mancata o minore efficacia del farmaco poichè non è l’esatta copia dell’originale, ma soltanto simile.
Infatti ogni minima variazione rispetto ad un protocollo già validato in una qualsiasi fase del processo, potrebbe apportare delle sostanziali modifiche al prodotto finale.
Per questo però esiste l’Agenzia Europea dei medicinali (Emea) che ha stabilito delle linee guida per sottolineare le differenze tra un farmaco biotech ed un biosimilare.
La difficoltà di realizzare un biosimilare è dovuta al fatto che gli originali sono composti da proteine altamente complesse che crescono e si sviluppano in esseri viventi e composte da nuomerosi componenti; quindi è difficile stabilire se due processi di produzione possano essere bioequivalenti o abbiano gli stessi effetti terapeutici.
Il che implica la possibilità che il farmaco generico appena creato mediante un nuovo processo biologico non funzioni nello stesso modo sui pazienti che utilizzavano l’originale da lungo tempo.