L’abuso di antidolorifici può causare il mal di testa

di Redazione

Uno di questi, sicuramente uno dei più fastidiosi e dei più inattesi, e proprio per questo certamente degno di nota, è il possibile acuirsi del mal di testa che, in prima istanza, si era cercato di combattere proprio grazie all'utilizzo dei su indicati farmaci.

L'abuso di antidolorifici può causare il mal di testa

Anche e soprattutto gli antidolorifici, così come qualsiasi altro farmaco prescrivibile dal medico piuttosto che acquistabile direttamente e liberamente in farmacia, dovrebbero venir utilizzato con la massima moderazione, solamente nel caso in cui sia strettamente necessario e, soprattutto, seguendo scrupolosamente le indicazioni e le istruzioni contenute nel foglietto illustrativo piuttosto che riportate a voce dal medico.

PREVENIRE L’EMICRANIA

Questo poiché anche questi ultimi potrebbe riservare sgradite sorprese al consumatore più che abituale che, abusandone, potrebbe andare incontro a sgraditi effetti collaterali.

TIPI DI MAL DI TESTA

Uno di questi, sicuramente uno dei più fastidiosi e dei più inattesi, e proprio per questo certamente degno di nota, è il possibile acuirsi del mal di testa che, in prima istanza, si era cercato di combattere proprio grazie all’utilizzo dei su indicati farmaci.

MAL DI TESTA

A dimostrare questa particolare azione dei più comuni antidolorifici cosiddetti da banco, quali il paracetamolo, l’acido acetilsalicilico e l’ibuprofene, i ricercatori inglesidel National Institute for Health and Clinical Excellence che, brillantemente guidati dal professor Martin Underwood della Warwick Medical School, sarebbero riusciti ad appurare che il consumo dei su indicati farmaci, se ripetuto per almeno 10 giorni nel corso dello stesso mese solare, potrebbe trasformare l’emicrania e la cefalea passeggere in un vero e proprio disturbo cronico ed invalidate.

Codesta particolarissima evenienza, stando a quanto riportato dai responsabili del programma di ricerca oggi alla nostra attenzione, sarebbe stata riscontrata, in circa una persona su 50 soggetti presi in esame.

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