Nei pazienti diabetici con bassi livelli di vitamina D le cellule del sangue non riescono ad elaborate il colesterolo in maniera normale, e quindi questo comincia ad accumularsi nel sistema arterioso, aumentando i rischi di infarto ed ictus.
I ricercatori hanno scoperto che ciò accade perchè nei pazienti diabetici con bassi livelli di vitamina D le cellule del sangue non riescono ad elaborare il colesterolo in maniera normale, e quindi questo comincia ad accumularsi nel sistema arterioso, aumentando i rischi di infarto ed ictus.
Secondo gli scienziati, che hanno pubblicato la ricerca sulla rivista Circulation, la vitamina D inibisce l’assorbimento del colesterolo da parte di quelle cellule presenti nel sangue chiamate macrofagi, che, di fronte ad una carenza di vitamina D, assorbono più colesterolo e non riescono a liberarsene.
I macrofagi così si intasano e diventano quelle che i medici chiamano “cellule schiumose”, che sono uno dei primi evidenti segnali dell’arteriosclerosi.
Nella ricerca sono state studiati macrofagi prelevati da persone con e senza diabete e con e senza deficit di vitamina D che sono stati esposti a cellule di colesterolo e ad alti o bassi livelli di vitamina D.
Quando nella capsula di Petri i livelli di vitamina D erano bassi, si è evidenziato che i macrofagi più frequentemente si trasformavano in cellule schiumose.
L’unico modo in cui il nostro organismo produce la vitamina D è l’esposizione della pelle alla luce ultravioletta del sole, e quindi è possibile che in persone che vivono in luoghi dove i raggi del sole sono più deboli, o che passano la maggior parte del tempo in ambienti chiusi, la vitamina D sia prodotta in modo non sufficiente.
E’ verificato poi che tale carenza è molto comune proprio nelle persone affette da diabete.
Lo studio comunque offre delle ottime prospettive per il futuro perchè, una volta scoperto questo meccanismo, si potrebbe supplire alla carenza di vitamina D nei pazienti diabetici, sia attraverso un’esposizione controllata alla luce del sole, sia, più efficacemente, attraverso l’assunzione di vitamina D per via orale, in maniera da ridurre i livelli di rischio dell’accumulo di grassi sulle pareti delle arterie.