Un farmaco riduce il rischio di tromboembolia durante la chemioterapia

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I pazienti affetti da tumore sottoposti a chemioterapia hanno maggiori probabilità di sviluppare coaguli di sangue. Oltre a costituire un rischio significativo per problemi al cuore, al cervello ed ai polmoni, i coaguli di sangue sono particolarmente difficili da trattare nei malati di cancro e molte volte possono indurre i medici a sospendere la chemioterapia, o accompagnare questa con terapie di profilassi per evitare il rischio di tromboembolia, che tra l’altro fanno aumentare notevolmente i costi già elevati cui devono far fronte i pazienti.

Lo studio, pubblicato online su The Lancet Oncology illustra le scoperte di un’equipe di ricercatori dell’Università di Perugia, che hanno scoperto l’efficacia di un farmaco, nadroparin, che contribuisce ad evitare della metà il rischio di coagulo nel sangue.

I ricercatori hanno esaminato 1.150 pazienti italiani di età superiore ai 18 anni sottoposti a chemioterapia per avanzate forme di tumore polmonare, gastrointestinale, del pancreas, del seno, alle ovaie, alla testa e nel collo.

Il 2% di coloro cui veniva somministrato il nadroparin durante il ciclo di profilassi contro la tromboembolia, tramite iniezione sottocutanea, sviluppavano un coagulo del sangue, mentre nel gruppo di controllo trattato con placebo, la percentuale aumentava del doppio, il 3,9%.

Nei pazienti trattati per il tumore al polmone, le percentuali erano dell’8,8% nei pazienti trattati con placebo, mentre quelli trattati con il farmaco riducevano la percentuale a 3,5%.

Gli eventi tromboembolici dunque possono essere evitati nei pazienti con tumore sottoposti a chemioterapia, e ciò potrà avere notevoli implicazioni sugli scenari terapeutici in futuro.

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