Scienziati del Medical College of Wisconsin sono riusciti a produrre con successo cellule epatiche attraverso l'utilizzo di cellule della pelle degli stessi pazienti.
E’ una scoperta che potenzialmente apre la strada a futuri trattamenti terapeutici per curare una vasta gamma di malattie che colpiscono il fegato.
Lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista Hepatology, illustra la procedura con la quale i ricercatori statunitensi sono arrivati ad ottenere questo risultato.
Un precedente lavoro scientifico aveva già dato chiare indicazioni di come le cellule della pelle potessero essere riprogrammate fino a somigliare alle cellule staminali presenti nell’embrione.
Utilizzando queste, trasformate in cellule staminali pluripotenti, (chiamate così perchè hanno la facoltà di potersi differenziare in almeno 200 tipi di cellule umane), i ricercatori ne hanno indotto la trasformazione in cellule epatiche.
Alla fine del processo i ricercatori sono stati in grado di produrre molto facilmente un gran numero di cellule epatiche relativamente pure in laboratorio.
Queste cellule, iniettate nel fegato di topi da laboratorio non solo si sono subito adattate e sono state accettate, ma hanno anche indotto il fegato dei topi a produrre le stesse proteine che vengono elaborate dal fegato umano.
E’ una scoperta interessante, anche alla luce del fatto che, se precedenti studi hanno già verificato la possibilità di ottenere cellule epatiche da cellule staminali embrionali, ciò attualmente è limitato sia da considerazioni di carattere etico che dal fatto che tali cellule non hanno lo stesso patrimonio genetico del paziente, come invece accade dalle staminali ricavate dalle cellule della pelle.
Anche se le ricerche sono solo all’inizio, i ricercatori ritengono che le cellule della pelle riprogrammate potrebbero essere utilizzate per curare le malattie metaboliche del fegato: quest’organo infatti si dimostra particolarmente adatto a trattamenti a base di cellule staminali perchè ha una notevole capacità di rigenerarsi.
Dunque è possibile che in futuro un piccolo pezzo di pelle di un paziente affetto da disfunzioni del fegato, potrebbe essere utilizzato per produrre cellule epatiche sane, che andrebbero a sostituire quelle malate.