La speranza è ora quella che le cellule staminali così iniettate, una volta entrate in contatto con il fegato del ricevente, possano completamente sostituire le cellule epatiche danneggiate dalla cirrosi epatica dell'individuo
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L’operazione, punto d’arrivo di un accuratissimo programma di sperimentazione ricerca del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che per l’occasione avrebbe lavorato in stretta collaborazione con il Consorzio Interuniversitario dei Trapianti d’Organo e con l’Agenzia Regionale dei Trapianti, sarebbe stato effettuato dal team del professor Domenico Alvaro e, in particolar modo, sarebbe consistito nel prelievo di circa 50 milioni di cellule staminali pluripotenti (ovverosia in grado di trasformarsi in qualsiasi cellula adulta si desideri ottenere), prelevate da un feto purtroppo morto per cause spontanee e naturali, e nella successiva iniezione di queste particolarissime cellule direttamente nell’arteria epatica del ricevente.
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La speranza è ora quella che le cellule staminali così iniettate, una volta entrate in contatto con il fegato del ricevente, possano completamente sostituire le cellule epatiche danneggiate dalla cirrosi epatica dell’individuo così che quest’ultimo, in poco più di 60 giorni secondo le previsioni maggiormente ottimistiche, possa presto tornare in possesso di un fegato perfettamente funzionante.