Una proteina sintetizzata per trattare l’insufficienza cardiaca sistolica
Quando il cuore non riesce più a svolgere regolarmente le proprie funzioni di pompaggio del sangue nelle arterie con sufficiente forza, si va creare nelle vene e nei tessuti periferici e nei polmoni un accumulo di liquidi.
Si parla in questo caso d’insufficienza cardiaca, o scompenso cardiaco che può essere acuta, quando si manifesta a seguito di un evento improvviso o cronica se si sviluppa lentamente.
È noto però che il calcio svolga un ruolo fondamentale affinché le cellule cardiache rendano efficiente il pompaggio del cuore: quando si presenta l’insufficienza cardiaca i livelli del calcio raggiungono i livelli per soddisfare la contrazione del cuore, ma successivamente non riescono a scendere con la stessa efficacia per consentire un rilassamento efficace.
Un gruppo di ricercatori di del Department of Integrative Biology and Physiology dell’Università del Minnesota e il Lillehei Heart Institute sono però riusciti a sintetizzare una proteina “speciale” che potrebbe essere impiegata per poter trattare l’insufficienza cardiaca. I ricercatori hanno scoperto che la proteina parvalbumina è l’elemento indispensabile per poter favorire un’alta velocità di rilassamento dei muscoli, ma un questo caso si tratta in particolare di una proteina del calcio ottimizzata in grado di garantire le prestazioni ottimali del cuore.
DIECI REGOLE PER PROTEGGERE IL CUORE
La proteina, parvalbumina ottimizzata ParvE101Q, viene trasformata in una sorta di spugna che va ad assorbire l’eccesso di calcio in un momento preciso e prestabilito consentendo di conseguenza al cuore di rilassarsi in modo efficiente, rapido e corretto subito dopo la contrazione.
Al momento il metodo si presenta come una soluzione potenziale per il problema dell’insufficienza cardiaca diastolica che è molto diffuso e che può essere addirittura letale. Secondo gli scienziati statunitensi, che hanno pubblicato lo studio su Nature Medicine, si tratta però di un primo passo, molto importante per intervenire con una cura definitiva sull’insufficienza cardiaca. Il prossimo passo però sarà quello realizzare un meccanismo clinicamente applicabile.
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