La premessa di base del trapianto di tessuti ed organi è semplice: eliminare nel paziente il tessuto o l’organo malato e sostituirlo con tessuti ed organi sani.
Ma ci sono diversi aspetti di questo processo che si rivelano affatto semplici, tra questi l’incompatibilità genetica che può verificarsi tra donatore e ricevente.
Un disturbo postumo al trapianto, conosciuto con il nome di malattia del trapianto contro l’ospite, e identificato dall’acronimo inglese GVHD è una condizione che può verificarsi appunto quando sono assenti le corrispondenze genetiche tra donatore e ricevente.
Le complicazioni, correlate al comportamento del sistema immunitario, si verificano dopo l’intervento chirurgico se il paziente presenta la variazione genetica ed il donatore no.
Quando ciò accade, le cellule immunitarie del donatore attaccano i tessuti del ricevente.
Questo risultato offre nuove prospettive allo studio della compatibilità genetica nei trapianti.
Secondo i ricercatori della Harvard Medical School, autori dello studio, questo non è che uno dei tanti esempi di incompatibilità genetica che si possono manifestare, e le nuove possibilità offerte dallo studio del genoma umano potrà permettere in futuro di individuarne altre ancora.