Se si è ricevuta la diagnosi di Alzheimer (o di un’altra forma di demenza senile) si vive ovviamente una sensazione di stordimento, di paura. E’ normale. E’ difficile accettare la diagnosi di una malattia cronica e degenerativa, qualunque essa sia, ma l’Alzheimer è oggettivamente una di quelle che spaventa di più, per ovvi motivi. Occorre prendersi del tempo, parlarne, informarsi e cominciare a programmare il proprio futuro. Ecco cosa occorre sapere sulle possibili cure e terapie.
Alzheimer e terapie di supporto
Non esiste una cura per il morbo di Alzheimer, ma ci sono dei farmaci che possono contribuire a migliorare alcuni dei sintomi e rallentare l’evoluzione della malattia, anche se va detto, non tutti i pazienti ne trovano eguale giovamento. Esistono poi altri tipi di aiuto di cui la persona con demenza può aver bisogno per mantenere più a lungo possibile una propria indipendenza nella propria casa (scorrimano per spostarsi da una stanza all’altra, fogli con promemoria in punti strategici, etichette su cassetti ed armadi, scrivere un diario), o di particolare rilievo è la stimolazione cognitiva (insieme ad altre tecniche psicologiche) che contribuisce a mantenere attiva la memoria, le capacità linguistiche e di ragionamento. Ma vediamo nel dettaglio.
Farmaci:
Tra i farmaci in uso per l’Alzheimer troviamo:
- Donepezil
- galantamina
- rivastigmina
- memantina
I primi 3 sono anche noti come inibitori di AChE e sono di solito prescritti in pazienti con diagnosi precoce o allo stadio medio della malattia, mentre la memantina può essere somministrata agli altri o a coloro che non possono assumere per vari motivi gli altri tre. La prescrizione quindi è individuale, dipende dalla valutazione generale del paziente e così pure la loro efficacia (non su tutti purtroppo funzionano allo stesso modo). Chiaramente si tratta di medicinali anche con molti effetti collaterali come i seguenti tra i più comuni:
• Malessere generale
• Stanchezza eccessiva
• Diarrea
• Mal di testa
• Insonnia
• Crampi muscolari
Effetti indesiderati comuni della memantina sono anche stitichezza, vertigini, dispnea, difficoltà a mantenere l’equilibrio.
Per tali motivi vanno prescritti da uno specialista in base a delle linee guida stabilite.
Altre terapie farmacologiche, psicologiche e comportamentali possono aiutare a gestire gli altri sintomi della malattia come la depressione, l’ansia, le allucinazioni, lo stato di agitazione ed i vari problemi.
Aspettativa di vita
Le persone con malattia di Alzheimer vivono per circa 8 – 10 anni dall’inizio dei primi sintomi evidenti. Ma si tratta di una media, il progredire della malattia è molto individuale: alcuni vivranno cioè molto più a lungo ed altri no. Non è comunque una malattia mortale di per se stessa, quando il paziente perde la vita accade per cause correlate e non direttamente. Che significa? Un esempio: la causa più comune di morte dei malati di Alzheimer è la polmonite: quando la malattia è in fase avanzata, le persone non sono in grado di comprendere le sensazioni di malessere e soprattutto di comunicarle a chi gli è vicino. Quindi nonostante l’accudimento quotidiano da parte dei caregiver, capita che un’infezione polmonare come questa non venga individuata per tempo per la cura.
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Foto: Thinkstock
Fonte: Nhs.uk