Questi ultimi, dopo aver effettuato la scansione cerebrale, le analisi del sangue e le analisi del liquido cerebrospinale su tutti i soggetti coinvolti avrebbero individuato una mutazione del gene PSEN 1 in 24 di essi.
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Già intorno ai 20 anni di età, dunque, sarebbe già possibile evidenziare e riscontrare in tutti gli individui di sesso maschile quelle caratteristiche, non solamente e non esclusivamente cerebrali, tipiche dei malati di Alzheimer e di conseguenza riuscire ad affermare, con un margine di errore davvero molto modesto, che quegli stessi soggetti svilupperanno l’Alzheimer una volta divenuti anziani.
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A dimostrarlo, grazie ad una sperimentazione scientifica che avrebbe coinvolto circa 44 uomini di età compresa tra i 18 ed i 26 anni ed i cui sorprendenti risultati sarebbero stati recentemente pubblicati dalla prestigiosa rivista scientifica The Lancet: Neurology, i ricercatori del Banner Alzheimer’s Institute grazie alla preziosa collaborazione dell’Università di Boston e dell’Università di Antioquia.
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Questi ultimi, dopo aver effettuato la scansione cerebrale, le analisi del sangue e le analisi del liquido cerebrospinale su tutti i soggetti coinvolti avrebbero individuato una mutazione del gene PSEN 1 in 24 di essi.
Questa particolare mutazione, come rivelato dai ricercatori coinvolti nel programma di ricerca oggi alla nostra attenzione, sarebbe poi stata associata, una volta confrontata con la medesima mutazione del medesimo gene riscontrata nei soggetti già evidentemente malati di Alzheimer allo stadi o più avanzato possibile, ad un sostanzioso aumento delle attività cerebrali localizzate nella regione dell’ippocampo e ad una più massiccia ed invadente presenza della proteina precursore della beta-amiloide, responsabile delle placche cerebrali tipiche della malattia di Alzheimer, a livello di liquido cerebrospinale.
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