Anche se il paziente può dimenticare uno scherzo o un gesto di affetto, è però in grado di mantenere il ricordo dell'esperienza emotiva vissuta.
La ricerca si è svolta con l’osservazione di cinque pazienti affetti da un male neurologico raro che danneggia l’ippocampo, quell’area del cervello dove vengono immagazzinati i ricordi, sia quelli brevi che quelli a lungo termine.
I pazienti sono stati sottoposti all’esperimento con una tecnica di induzione delle emozioni, in pratica sottoposti alla visione di spezzoni di film con scene altamente emotive di tristezza e di gioia.
I ricercatori hanno così osservato, al follow-up che sebbene i pazienti non avessero mantenuto il ricordo delle scene, tuttavia erano ancora influenzati dai sentimenti che queste suscitavano, di allegria o di dolore.
Secondo gli autori dello studio, l’ippocampo è una regione danneggiata anche nei pazienti con il morbo di Alzheimer, e per questa ragione ciò che da loro osservato nei pazienti affetti da danno neurologico a quell’area del cervello accade presumibilmente anche nel caso dell’Alzheimer.
Ciò offre dunque un’indicazione su quanto in realtà il malato che apparentemente sembra dimenticare immediatamente la visita di un parente, una telefonata, un atto gentile e di riguardo nei suoi confronti in realtà sia in grado di mantenere a lungo l’emozione vissuta.
Un motivo in più, oltre a quello etico, concludono gli autori della ricerca, per trattare i malati di Alzheimer con il dovuto rispetto e dignità.