Sono stati individuati, finalmente, i marcatori del morbo di Alzheimer che un semplice test potrebbe aiutare ad individuare sin dalla giovinezza.
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L’interessante ricerca, i cui risultati hanno visto la luce proprio in questi giorni, avrebbe permesso ai medici del Minnesota di compiere enormi passi avanti nello studio della malattia e nell’individuazione delle aree del cervello più danneggiate, permettendo loro di evidenziare elementi comuni e ricorrenti tra i pazienti e quindi di elaborare una casistica in base alla quale si potrebbe cercare di individuare i tipici segni dell’Alzheimer, a livello chimico, biologico e cerebrale, ben prima dell’insorgenza dei sintomi fisici.
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I ricercatori, infatti, sarebbero riusciti a scoprire, sottoponendo 300 pazienti affetti da morbo di Alzheimer in fase iniziale a duri test di memoria, linguaggio, orientamento ed altri classici test cognitivi oltre a PET e a spettroscopia protonica con risonanza magnetica (l’ultimo dei più moderni ritrovati nel campo della diagnostica per immagini), che, nel 33% dei casi, si assisterebbe ad una crescita incontrollata dei depositi di beta-amiloide del cervello oltre a livelli, insolitamente alti, di metaboliti quali colina/creatina, lasciando intendere come questi valori, siano un chiaro segnale d’insorgenza, futura, del morbo di Alzheimer.