Uno studio italiano dimostra che esiste una stretta correlazione il virus di Epstein-Barr e la reazione del sistema immunitario durante le riacutizzazioni della sclerosi multipla
Esiste uno stretto legame fra la Sclerosi Multipla (SM) e il virus di Epstein-Barr: lo hanno scoperto un gruppo di ricercatori italiani in uno studio della Fondazione Santa Lucia e dell’ISS e pubblicato sulla rivista PLoS Pathogens.
Alcuni precedenti studia sulla sclerosi multipla hanno messo in evidenza che nelle persone affette dalla malattia, i linfociti T citotossici, le cellule immunitarie che combattono il virus di Epstein-Barr (responsabile della mononucleosi) , aumentano considerevolmente di numero in concomitanza delle ricadute della malattia e tendono a diminuire in fase di regressione.
Lo studio suggerisce in pratica che il sistema immunitario dei pazienti affetti da sclerosi multipla va ad attivarsi più del normale in presenza del virus di Epstein-Barr.
NESSUNA CORRELAZIONE FRA SM E CCVI
La scoperta, effettuata dai ricercatori dell’Unità di Neuroimmunologia della Fondazione Santa Lucia e del Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con i Centri per la Sclerosi Multipla dell’Università di Tor Vergata, dell’ospedale San Camillo-Forlanini e dell’ospedale S. Andrea di Roma, è stata pubblicata sulla rivista scientifica PLoS Pathogens.
Francesca Aloisi, coordinatrice del gruppo di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità che ha condotto lo studio, spiega che i risultati sembrerebbero suggerire il tentativo di eliminare il virus dal sistema nervoso centrale.
Nelle lesioni cerebrali infatti si trova la stessa proteina virale contro cui il sistema immunitario risponde durante le fasi acute della malattia: in pratica il virus sarebbe trasportato nel sistema nervoso centrale attraverso i linfociti B (che rappresentano le cellule che producono i nostri anticorpi) andando di fatto a creare un focolaio, latente, ma attivo di infezione. Lo studio ha dimostrato per la prima volta che la risposta immunitaria contro il virus di Epstein-Barr è molto più forte in correlazione degli episodi di infiammazione acuta a livello cerebrale che sono stati rilevati con la risonanza magnetica.
In questo modo è chiaro che esiste una responsabilità diretta della risposta antivirale nel processo patologico. Lo studio, condotto con i finanziamenti del Sesto Programma Quadro dell’Unione Europea, dal Ministero della Salute e dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, va a confermare che si sosteneva da tempo.
Quindi se quasi tutta la popolazione viene esposta al virus che resta in circolazione nell’organismo, controllato dal sistema immunitario e senza creare problemi, solo una minima parte va a sviluppare la sclerosi multipla.
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